Le armi del clan comprate in un bar sulla Nazionale: le rivelazioni choc del nuovo pentito

MARCIANISE. Le armi sono uno degli argomenti toccati dal neo pentito Agostino Piccolo nel corso dei primi verbali depositati alla Dda.

A procurare le armi era stato suo cugino Achille Piccolo 1975, che dopo la sua scarcerazione a ridosso del Natale 2017, riattivò i canali per la fornitura. In particolare il ras dei Quaqquaroni si vide in un bar sulla Nazionale Appia nel quale dietro il pagamento di 1500 euro acquistò uno scooter e una pistola, rubata nel Napoletano. Con quell’arma andavano sui cantieri a chiedere il pizzo. In alcuni circostanze a questi raid partecipò, come da lui stesso ammesso, anche Agostino Piccolo.

Piccolo ha ammesso di essere entrato nel clan dei cugini Achille Piccolo ’75 e ’78 ad appena 15 anni e che il ruolo era quello delle estorsioni. Però i fatti di sangue li conosce per avere partecipato ad alcuni omicidi.

Tra i delitti marchiati Quaqquarone finiti al centro dell’attenzione dell’Dda ci sono quelli del 1997. In particolare quello di Raffaele Porfidia, ucciso al bar davanti moglie e figlio. Quello di Carlo Barone, avvenuto sempre nel 1997. E ci sono poi i delitti del 1996, che lasciarono sull’asfalto Giuseppe Salzillo e due componenti della famiglia Ascanio. Tra le vittime per le quali si potrebbe aprire un’inchiesta ci sono anche Antonio Castracane e Vincenzo De Simone. Impossibile dire ora precisamente su quali e che in modo Piccolo abbia messo lo zampino.

L’inizio della collaborazione

A fine luglio l’imprenditore edile Agostino Piccolo ha deciso di collaborare con la giustizia. Il pubblico ministero della Dda di Napoli Raffaele Francesco ha formalmente comunicato in aula poche settimane fa al gup Provvisier il pentimento dell’imprenditore Piccolo, che è il cugino del boss Achille Piccolo. Un pentimento che fa scalpore quello dell’imprenditore, parente sia di Achille Piccolo 1975 che dell’omonimo del 1978: prima del blitz era infatti incensurato. Residente a Marcianise, dopo l’operazione Agostino Piccolo era recluso nel carcere di Vibo Valentia.

A fine luglio la Procura di Napoli (Direzione Distrettuale Antimafia) ha chiesto il rinvio a giudizio per sette persone ritenute organiche al clan camorristico Piccolo-Letizia, operante nei comuni di Marcianise e Capodrise.

I Piccolo-Letizia sono storicamente rivali dell’altro clan attivo da decenni a Marcianise, i Belforte, ma negli ultimi anni, complici alcune scarcerazioni e soprattutto le tante inchieste che hanno indebolito i Belforte, hanno ripreso forza sul territorio.

 

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