Omicidio Maione, il gip respinge la richiesta di patteggiamento per Mauro

Santa Maria a Vico/San Felice a Cancello. A distanza di un anno da quel terribile pestaggio avvenuto a Forchia presso il distributore EWA, sfociato purtroppo nella morte di Giovanni Maione di 44 anni, il Gip Di Carlo del Tribunale di Benevento, oggi, in accoglimento dell’istanza della parte civile ha rigettato la richiesta di patteggiamento di Mauro Carmine, difeso dall’ avvocato Sergio Cola.

Stiamo quindi parlando dell’omicidio preterintenzionale  Giovanni Maione, ritenendo pena incongrua ed illegittima riduzione per attenuanti generiche. Parti civili (la moglie della vittima, i figli e i fratelli Vincenzo e Rosa), difese dagli avvocati Claudio Sgambato, Martina Piscitelli e Domenico Iaderosa. Probabile quindi che la difesa del sanfeliciano Carmine Mauro andrà sul rito abbreviato.

Accolta la tesi della parte civile

Con un patteggiamento e sulla base delle attenuanti generiche la difesa dell’imputato avrebbe ottenuto una condanna a poco più di quattro anni. Il Pm aveva dato parere favorevole la scorsa primavera, ma il gip oggi in udienza ha accolto l’istanza della parte civile che si è espressa sul patteggiamento in questo modo: “assolutamente incongrua la pena concordata per il grave delitto per cui è processo, significa banalizzare il delitto di omicidio e svilire il valore della vita stessa delle persone”.

 I fatti e l’arresto

Fu un massacro messo in atto sotto gli occhi delle due dipendenti dell’area di servizio. Ci sono anche loro tra le persone ascoltate nell’ambito dell’inchiesta sull’uccisione del camionista sanfeliciano Giovanni Maione che portò all’arresto di Carmine Mauro, 36 anni di San Felice a Cancello (frazione Talanico).

La vittima venne ricoverata in ospedale dal 22 novembre per una emorragia cerebrale che lo aveva colpito a distanza di diversi giorni dall’episodio accaduto all’interno di un impianto di carburante a Forchia.

Le testimonianze

Le due dipendenti del distributore di carburante Ewa dove nella notte tra il 6 e il 7 novembre avvenne l’aggressione sono state ascoltate nel corso delle indagini. Una ha riferito di aver sentito i due urlare e di aver notato Carmine aggredire Maione visibilmente sanguinate.

Era intervenuta per dividerli ma “Carmine” era più forte e la vittima, pur cercando di reagire, non riusciva, nonostante l’intervento di un amico di Maione che pure aveva provato a separarli. La donna riferì anche di aver visto Mauro prendere un oggetto di metallo dietro la 500L con cui aveva raggiunto il distributore e colpire la vittima, che perdeva sangue anche dalla mano.

L’altra dipendente che quella sera era in servizio all’interno del bar annesso al distributore disse  di non aver assistito all’aggressione ma di ricordare l’iniziale atteggiamento amichevole tra la vittima e Mauro, ma di aver notato le condizioni di Giovanni Maione dopo essere rientrato nel bar: “Era tutto sanguinante, perdeva sangue dalla bocca, forse aveva perso qualche dente e anche dalla mano sinistra”.

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