Giovane muore dopo aborto: “Ecco perchè non ci sono colpevoli”

MARCIANISE/CASERTA. Sono state depositate le motivazioni con cui lo scorso luglio la Suprema Corte ha chiuso il caso della tragica morte di Maria Ammirati, la 35enne marcianisana deceduta nel 2012 dopo un aborto e un’odissea tra lo studio medico del ginecologo privato e le due strutture sanitarie di Caserta e Marcianise.

La Corte di Cassazione ha annullato in estate anche le condanne a 3 anni per il ginecologo Nicola Pagano e  1 anno e 8 mesi per il medico dell’ospedale Maria Tamburro: per entrambi è intervenuta la prescrizione. Resta ora in piedi solo la questione civile con la Corte di Appello che dovrà pronunciarsi sulla base delle prove acquisite nel procedimento.

“L’unico dato certo, su cui concordano il Tribunale e la Corte di appello, perché condiviso da entrambi i consulenti del pubblico ministero, è che la morte della Ammirati dipese da uno “shock settico”, la cui origine doveva individuarsi in una coriamnionite, ossia una grave infezione dell’utero e, specificamente dell’amnio” scrivono i giudici nelle motivazioni.

Da 25 indagati a zero colpevoli

La tragedia portò la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere ad iscrivere nel registro degli indagati 25 persone tra medici e infermieri, molti dei quali coinvolti in seguito ad un supplemento di indagine chiesto dal pm. Diversi i testimoni ascoltati nel corso del processo, tra i quali il compagno di Maria che ha ripercorso tutte le fasi della gravidanza.

La sentenza di primo grado per i 7 medici e paramedici degli ospedali di Caserta e Marcianise venne emessa nel luglio 2018. Nel corso degli anni di attesa della conclusione del processo, la madre di Maria, originaria di Marcianise, aveva tappezzato di grandi manifesti alcune strade della provincia di Caserta, invocando più volte giustizia per quanto accaduto a sua figlia.

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