RIARDO/TEANO. E’ stato liberato Ciprian Vikal, il 23enne moldavo, accusato dell’omicidio di Francesca Compagnone, 28enne di Teano, uccisa da un amico per un tragico errore, mentre entrambi stavano maneggiando dei fucili.
Il gip Giuseppe Mercone del tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha accolto la tesi dei legali, confermando l’ipotesi dell’omicidio colposo: si è trattato di una tragica fatalità. Francesca è ammazzata da un colpo di fucile partito per errore mentre l’arma era nelle mani dell’amico 23enne di nazionalità moldava da anni residente in Italia, che subito dopo il fatto ha chiamato disperato il 112 per chiedere aiuto. I soccorsi hanno potuto solo constatare il decesso della donna.
I carabinieri e la Procura di Santa Maria Capua Vetere hanno creduto al racconto del 23enne, anche se sono in corso ulteriori accertamenti a riscontro della versione fornita: il giovane si trova ai domiciliari, accusato di omicidio colposo. Tutto è accaduto nella tarda serata di ieri nella camera da letto della 28enne. In quel momento in casa della donna non c’erano i genitori. Il giovane moldavo ha spiegato che tra i due non c’era una relazione sentimentale ma una consolidata amicizia che li portava a frequentarsi abitualmente.
Ieri sera la 28enne stava mostrando all’amico uno dei fucili di proprietà del padre, legalmente detenuti. Una decisione rivelatasi fatale. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri della Compagnia di Capua e della stazione di Pietramelara intervenuti sul posto, l’uomo, dopo aver imbracciato un fucile semiautomatico, lasciato incustodito sul letto, avrebbe puntato l’arma contro la ragazza colpendola mortalmente con un colpo esploso per errore; quindi ha chiamato il numero di emergenza, ma il personale del 118, giunto sul posto con i carabinieri, ha trovato la vittima priva di vita.
Sul luogo, oltre all’arma del delitto, sono stati rinvenuti e sottoposti a sequestro due fucili con canne sovrapposte. Il giovane moldavo, che lavora nel settore della ristorazione, è stato portato in caserma ed è poi stato posto ai domiciliari. La giovane, che lavorava in un supermercato di proprietà della famiglia, era conosciuta e benvoluta nel piccolo centro di Riardo.
Il tragico episodio ricorda quanto avvenne a Caserta nel luglio 2016, quando il ventenne Marco Mongillo fu ucciso dopo essere stato raggiunto da un colpo d’arma da fuoco proveniente dalla pistola dell’amico Antonio Zampella. Il giovane moldavo ai carabinieri ha detto che stava maneggiando il fucile pensando fosse scarico, e gli investigatori, dopo aver ascoltato anche i familiari della vittima, hanno creduto alla sua versione