MACERATA CAMPANIA. 29 Ottobre 1023 – 29 Ottobre 2023: Macerata celebra i mille anni di Santo Stefano.
Nell’anno 1000, il nostro paese era un villaggio satellite di Capua di cui condivideva il destino. Era il tempo della Capua longobarda, allora governata da Landolfo I, quando a Macerata Campania, nell’anno 935, nacque Stefano da genitori longobardi, Giovanni Minicillo e Guiselberta. Tutt’ora conosciamo il luogo dove si trovava la casa della famiglia Menecillo (o Minicillo).
Il nostro santo, doveva essere un uomo robusto di corporatura, con viso ovale e lungo, barba e capelli biondi, così viene rappresentato da un affresco del 1334 (Chiesa di Santa Maria a Marciano, Piana di Monte Verna, affresco di santo Stefano, 1334). Stefano era una persona buona, intelligente, di fede viva, “semplice come colomba, prudente come serpente”(cf Mt 10, 16-18).
Egli trascorse in seno alla famiglia l’infanzia e la fanciullezza. Si racconta che un giorno la mamma Guiselberta dovendo allontanarsi lasciò a Stefano l’impegno di stare attento al pane che doveva essere sfornato. Giunti però molti poveri diede loro tutto il pane. Fu rimproverato dalla mamma, ma subito il forno si riempì di nuovo di pane ben cotto, da qui il segno del pane che distribuiamo nella festa. Si dice che la mamma molto sorpresa e con un po’ di preoccupazione pensò tra sé: “Che sarà mai questo ragazzo?”.
Santo Stefano aveva studiato a Capua, presso la chiesa di San Salvatore a Corte. Questa chiesa veniva denominata “a Corte” perché situata nella corte, ossia nel Largo del Palazzo del Principe ed aveva una scuola (cfr. F. Granata, Storia civile della fedelissima città di Capua, Napoli, 1952-56, I, p. 329). Il primo Rettore della chiesa di San Salvatore fu don Pietro che Stefano sostituì in qualità di Abate.
Il I° novembre 979, fu nominato vescovo di Caiazzo. La consacrazione gli fu conferita dall’Arcivescovo di Capua Gerberto, assistito dai suffraganei Alderico vescovo di Calazia (si trovava nei pressi di Maddaloni, oggi distrutta) e Leone vescovo di Sora, mentre sedeva sulla Cattedra di Pietro il Papa Benedetto XIII.
Il vescovo Stefano seppe dimostrare il suo amore per la sua Diocesi ed era riamato dai suoi fedeli. I miracoli di Stefano che si raccontano sono sempre in relazione con l’Eucaristia. Si ricorda in particolare il miracolo della colonna crollata: era il giorno di Pasqua, stava celebrando la Santa Messa nel Duomo. Dopo la comunione una colonna di marmo si ruppe e cadde sui fedeli. Si levò un grido di grande spavento ma tutti rimasero illesi e glorificarono Dio che aveva concesso la grazia al loro santo Pastore. Questo miracolo è riportato in un affresco situato in alto in fondo alla navata sinistra della nostra chiesa
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Gli anni che seguirono il vescovo Stefano li impiegò per la propria e altrui santificazione. Morì nella sua sede il 29 Ottobre 1023, all’età di 88 anni. Il suo corpo è custodito e onorato nella Cattedrale di Caiazzo.
Nel prossimo anno, 29 Ottobre 2023, ricorrono 1000 anni dalla sua morte. Il santo vescovo Stefano è il Protettore della Diocesi e della Città di Caiazzo, insieme con loro festeggeremo lo straordinario evento dei 1000 anni dalla sua morte.
Il 29 Ottobre prossimo ci recheremo in pellegrinaggio a Caiazzo per l’apertura dell’Anno Giubilare che durerà fino al 29 Ottobre 2023. Molti altri eventi impegneranno la nostra parrocchia, con il Sindaco e l’Amministrazione, con l’Istituto Comprensivo, e in particolare con la Diocesi di Caiazzo.
Preghiera
L’EUCARISTIA
È il pane della festa sulla tavola dei figli, che nutre il corpo, dà gioia al cuore, parla d’amore, crea condivisione, rafforza i legami, ha gusto di comunione.
È il tuo corpo, Signore Gesù!
È il pane dei viventi nel cammino della storia, offerta d’amore ci porta alla croce,
memoria di Pasqua, profezia del Regno, spezzato per noi, è lievito di bontà.
È il tuo corpo, Signore Gesù!
È il pane del silenzio nelle storie dei fratelli, consola famiglie, raccoglie il pianto,
ascolta fatiche, sostiene stanchezze, tra le nostre mani
si fa condivisione.
È il tuo corpo, Signore Gesù!
È il pane della forza sulle strade di chi è stanco, sostegno ai profeti, ristoro ai viandanti, durante la cena illumina gli occhi, apre alla fede, rinnova la speranza.
È il tuo corpo, Signore Gesù!
È il pane che dona pace e salvezza ai nostri giorni, dov’è divisione ricrea l’unione,
placa dissidi, riapre al dialogo, vince l’odio con l’amore, disarma la vendetta col perdono.
È il tuo Corpo (= È la tua Persona), Signore Gesù!
Buona festa!
Il Comitato 2022
don rosario, parroco
CELEBRAZIONE D’APERTURA · GIOVEDÌ 22
risana ferite, profuma di perdono. È il tuo corpo, Signore Gesù! R.
È il pane di chi è povero, desiderio di chi ha fame, al ricco richiama il bisogno d’amore,
scalda i cuori, forma all’ascolto,
colma di bene, fragranza di Vangelo.
È il tuo corpo, Signore Gesù! R.
È il pane della mensa, dall’altare ci fa Chiesa, da figli amati al Padre conduce,
cancella il peccato, vince la morte,
raduna i fratelli, li invia per il mondo.
È il tuo corpo, Signore Gesù! R.
PROFILO DELLA VITA DI SANTO STEFANO
Stefano è vivo!
Dall’alto dei Cieli, dove vive beato, guarda a noi suoi fratelli e compaesani.
Nella memoria dei santi preghiamo così: “Padre Santo, nella vita di santo Stefano ci offri un esempio, nell’intercessione un aiuto, nella comunione di grazia un vincolo di amore fraterno” (Prefazio dei Santi, I).
Ma chi era Stefano, il nostro compaesano?
Nell’anno 1000, il nostro paese era un villaggio satellite di Capua di cui condivideva il destino.
Era il tempo della Capua longobarda, allora governata da Landolfo I, quando a Macerata Campania, nell’anno 935, nacque Stefano da genitori longobardi, Giovanni Minicillo e Guiselberta.
Tutt’ora conosciamo il luogo dove si trovava la casa della famiglia Menecillo (o Minicillo).
Stefano doveva essere un uomo robusto di corporatura, alto circa 2 metri, con viso ovale e lungo, barba e capelli biondi secondo un affresco del 1334 (Chiesa di Santa Maria a Marciano, Piana di Monte Verna); anche il sarcofago, dove è stato sepolto, testimonia la sua alta statura.
Stefano era una persona buona, intelligente, di fede viva, semplice come colomba, prudente come serpente (Mt 10, 16-18).
Egli trascorse in seno alla famiglia l’infanzia e la fanciullezza.
Si racconta che un giorno la mamma Guiselberta dovendo allontanarsi lasciò a Stefano l’impegno di stare attento al pane che doveva essere sfornato. Giunti, però, molti poveri diede loro tutto il pane.
Fu rimproverato dalla mamma, ma subito il forno si riempì di nuovo di pane ben cotto. Si dice che la mamma molto sorpresa e con un po’ di preoccupazione pensò tra sé: “Che sarà mai questo ragazzo?”.
Santo Stefano aveva studiato a Capua, presso la chiesa di San Salvatore a Corte. Questa chiesa veniva denominata “a Corte” perché situata nella corte, ossia nel Largo del Palazzo del Principe ed aveva una scuola (cfr. F. Granata, Storia civile della fedelissima città di Capua, Napoli, 1952-56, I, p. 329). Il primo Rettore della chiesa di San Salvatore fu don Pietro che Stefano poi sostituì in qualità di Abate.
Il I° novembre 979, fu nominato vescovo di Caiazzo. La consacrazione gli fu conferita dall’Arcivescovo di Capua Gerberto, assistito dai suffraganei Alderico vescovo di Calazia (si trovava nei pressi di Maddaloni, oggi distrutta) e Leone vescovo di Sora, mentre sedeva sulla Cattedra di Pietro il Papa Benedetto XIII.
Il vescovo Stefano, nella sua Diocesi, sapeva amare ed era amato. I miracoli di Stefano che si raccontano sono sempre in relazione con l’Eucaristia. Si ricorda in particolare il miracolo della colonna crollata: era il giorno di Pasqua, Stefano stava celebrando la Santa Messa nel Duomo. Dopo la comunione una colonna di marmo si ruppe e cadde sui fedeli. Si levò un grido di grande spavento ma tutti rimasero illesi e glorificarono Dio che aveva concesso la grazia al loro santo Pastore. Questo miracolo è riportato in un affresco situato in alto in fondo alla navata sinistra della nostra chiesa.
Gli anni che seguirono il vescovo Stefano li impiegò per la propria e altrui santificazione.
Morì nella sua sede il 29 ottobre 1023, all’età di 88 anni. Il suo corpo è custodito e onorato nella Cattedrale di Caiazzo.
Oggi, san Stefano è Protettore della Diocesi e della Città di Caiazzo. Quest’anno festeggiamo il nostro compaesano santo Stefano, pensando a ciò che più gli stava a cuore: il rapporto con l’Eucaristia che fa entrare il cristiano, che se ne è cibato degnamente, nel seno del Padre, ci colloca nella Trinità in Gesù.
Questa realtà che opera l’Eucaristia è la Chiesa (cfr. Chiara Lubich, in La Dottrina spirituale, pp. 196-197).
Buona festa!
don rosario, parroco
La preghiera che privilegiava Santo Stefano è il “Padre nostro…”.
Padre Nostro “Sia santificato il tuo nome”
La struttura del PADRE NOSTRO è tutta Tu-Noi. Ci si rivolge a Dio chiamandolo Tu; è il Tu fondamentale dell’uomo. E’ rivolgendosi a qualcuno che diventiamo noi stessi. È quel Tu che ci fa essere noi stessi, ci fa essere santi ossia “messi da parte”(=santi) per appartenere solo al Padre come il suo Figlio Gesù.
Giovedì 6 ottobre
III MEDITAZIONE
Fra Matteo
Santificare il Nome di Dio. Santificare significa essenzialmente “mettere da parte, dedicare a Dio” o nei confronti di ciò che è già santo, “riconoscere come santo” qualcuno o qualcosa e quindi averne un grande rispetto. Quando si chiede che sia santificato il nome di Dio, che già è santo, si intende quindi “sia riconosciuto come santo, sia magnificato e glorificato il nome di Dio, cioè Dio stesso”.
La struttura del PADRE NOSTRO è tutta Tu-Noi. Ci si rivolge a Dio chiamandolo Tu; è il Tu fondamentale dell’uomo. E’ rivolgendosi a qualcuno che diventiamo noi stessi. È quel Tu che ci fa essere noi stessi, ci fa essere santi ossia “messi da parte”(=santi) per appartenere solo al Padre come il suo Figlio Gesù.
Giovedì 6 ottobre
III MEDITAZIONE
Fra Matteo
Sicuramente sono i Vangeli a introdurci meglio nel senso di questa parola: “Padre nostro”. Cosa significa per Gesù, questa parola? Il “Padre nostro” prende senso e colore se impariamo a pregarlo dopo aver letto, per esempio, la parabola del padre misericordioso, nel capitolo 15° di Luca (cfr Lc 15,11-32). Immaginiamo questa preghiera pronunciata dal figlio prodigo, dopo aver sperimentato l’abbraccio di suo padre che lo aveva atteso a lungo, un padre che non ricorda le parole offensive che lui gli aveva detto, un padre che adesso gli fa capire semplicemente quanto gli sia mancato. Allora scopriamo come quelle parole prendono vita, prendono forza. E ci chiediamo: è mai possibile che Tu, o Dio, conosca solo amore? Tu non conosci l’odio? No – risponderebbe Dio – io conosco solo amore.
VERSO LA FESTA
DI SANTO STEFANO MINICILLO
Ottobre 27-28-29-30
1000ANNI dalla morte
29 Ottobre 1023
29 Ottobre 2023
La preghiera che privilegiava Santo Stefano è il “Padre nostro…”.
Dopo aver conosciuto Gesù e ascoltato la sua predicazione, il cristiano non considera più Dio come un tiranno da temere, non ne ha più paura ma sente fiorire nel suo cuore la fiducia in Lui: può parlare con il Creatore chiamandolo “Padre”. L’espressione è talmente importante per i cristiani che spesso si è conservata intatta nella sua forma originaria: “Abbà”.
È raro che nel Nuovo Testamento le espressioni aramaiche non vengano tradotte in greco. Dobbiamo immaginare che in queste parole aramaiche sia rimasta come “registrata” la voce di Gesù stesso: hanno rispettato l’idioma di Gesù. Nella prima parola del “Padre nostro” troviamo subito la radicale novità della preghiera cristiana.