ARPAIA/PAOLISI. “L’indagata è apparsa non in grado di autoregolare i propri impulsi sessuali e la sola sospensione del rapporto lavorativo, cautelativamente applicata nella sede disciplinare, non è apparsa sufficiente a prevenire il rischio di contatti personali e telematico con minori”.
Così il gip Vinetti definisce l’insegnante sannita arrestata ieri per abusi sessuali ai danni di un suo studente di appena dodici anni. La Procura di Benevento, coordinata da Aldo Policastro, ha chiesto e ottenuto dal gip gli arresti domiciliari.
Il provvedimento cautelare è stato notificato all’indagata dai carabinieri di Arpaia. Alla professoressa, che insegna in una scuola secondaria di primo grado di Paolisi, viene contestato il reato di violenza sessuale aggravata. Le indagini sono scattate alla fine dello scorso mese di marzo dopo la denuncia della preside, seguita da quella dei genitori della giovanissima vittima.
Nel cellulare della docente sono stati trovati messaggi a sfondo sessuale con rapporti virtuali tra lei e il ragazzo che andavano avanti fino a tarda notte e video di contenuto erotico. Nell’interrogatorio fissato per la prossima settimana dovrà spiegare cosa c’era dietro quel “rapporto speciale”.
A seguito di una mirata attività d’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Benevento, i Carabinieri della Stazione di Arpaia (BN) nella giornata di ieri hanno dato esecuzione all’ordinanza di applicazione di misura cautelare degli arresti domiciliari, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Benevento, su richiesta della Procura della Repubblica di Benevento, nei confronti di una professoressa di una scuola secondaria di primo grado della provincia di Benevento, per il reato di violenza sessuale aggravata in danno di un alunno minorenne.
L’attività di indagini – avviate alla fine del mese di marzo 2022, a seguito della denuncia da parte del Dirigente del plesso scolastico e successivamente della querela sporta dai genitori del minorenne – consentiva di raccogliere celermente gravi elementi indiziari a carico dell’insegnante la quale, abusando della propria autorità, induceva il proprio alunno dodicenne a compiere e subire atti sessuali, abusando delle condizioni di inferiorità fisica del medesimo.
In particolare l’insegnante, approfittando della contiguità fisica in classe nonché dello stato di soggezione del proprio alunno, con un’opera di persuasione sottile e subdola – instaurando con il minore prima un rapporto di “predilezione” in classe poi un intenso rapporto telematico mediante plurime comunicazioni via whatsapp (messaggi, video e audio), inviandogli e chiedendogli di inviare a sua volta fotografie a contenuto esplicitamente sessuale, avviando conversazioni di esplicito contenuto sessuale – induceva il minore a compiere e subire atti sessuali sia in classe che virtualmente, con un’intensissima comunicazione telematica via whatsapp, in tutte le ore del giorno e soprattutto la sera fino a tarda notte.
Il G.I.P. presso il Tribunale di Benevento, ritenuti sussistenti i gravi indizi di colpevolezza, accoglieva la richiesta della Procura di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari con divieto assoluto di ogni forma di comunicazione con i minori con qualsiasi mezzo ivi compreso il telefono cellulare, internet e social network, ricorrendo le esigenze cautelari e ritenendo la misura applicata quella più idonea a neutralizzare il rischio di reiterazione poiché l’indagata è apparsa non in grado di autoregolare i propri impulsi sessuali e la sola sospensione del rapporto lavorativo, cautelativamente applicata nella sede disciplinare, non è apparsa sufficiente a prevenire il rischio di contatti personali e telematici con minori.
Il provvedimento oggi eseguito è una misura cautelare disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione, e il destinatario della stessa è persona sottoposta alle indagini e quindi presunta innocente fino a sentenza definitiva.