Detenuto sfascia cella e sfonda blindata: “Devo parlare col giudice”

Santa Maria Capua Vetere. Clamorosa la protesta di un detenuto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere che la scorsa notte dapprima ha iniziato a sfasciare la cella e poi ha scardinato la porta blindata per ottenere un colloquio in piena notte con il magistrato che ha in carico la sua posizione.

Dell’episodio – avvenuto nel Reparto Tevere – riferisce in una nota Donato Capece, segretario generale del sindacato autonomo di polizia penitenziaria Sappe. “Tempestivo – sottolinea Capece – è stato l’intervento dell’Ispettore coordinatore della Sorveglianza Generale dell’Istituto, che ha prima di tutto cercato di tranquillizzare il detenuto e ha poi sentito il direttore del carcere sulla protesta in atto. E’ stato disposto di fare una videochiamata al pm di turno, che però nulla poteva sulla situazione del detenuto essendo questa di competenza di altra autorità giudiziaria. La situazione è poi tornata alla normalità grazie alla professionalità ed all’attenzione della Polizia Penitenziaria”.

“E’ del tutto evidente – prosegue Capece – che non si può continuare a lavorare così, specie in un carcere come quello di S. Maria Capua Vetere nel quale i vertici – direttore e comandante del reparto di polizia – non sono titolari e quindi in presenza fissa ma provvisori…”. Per Capece, “la situazione delle carceri italiane, per adulti e minori, è sempre più allarmante, per il continuo ripetersi di gravi episodi critici e violenti che vedono sempre più coinvolti gli uomini e le donne appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria. Donne e uomini che svolgono servizio nelle sezioni detentive senza alcuno strumento utile a garantire la loro incolumità fisica dalle continue aggressioni dei detenuti più violenti. Il Sappe “è pronto a scendere in piazza, a settembre, per sottolineare quanto e come sia importante e urgente prevedere un nuovo modello custodiale. E’ grave che la recrudescenza degli eventi critici in carcere si è concretizzata quando sempre più carceri hanno introdotto la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario ‘aperto’, ossia con i detenuti più ore al giorno liberi di girare per le Sezioni detentive con controlli sporadici ed occasionali della Polizia Penitenziaria. Per abbattere l’apatia e l’ozio nelle celle, invece, i detenuti dovrebbero essere messi nelle condizioni di lavorare, anche a favore delle comunità territoriali con impieghi in attività socialmente utili. E se i vertici del Ministero della Giustizia e del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria non sono in grado di trovare soluzioni alla gravissima situazione delle carceri italiane ed alla tutela degli appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria devono avere la dignità di dimettersi!”

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