Fioraio detenuto 21 mesi da innocente per intercettazioni non comprese: “Prima arrestano, poi cercano prove”

CAPUA. L’incubo è durato quasi due anni. Fino a quella maledetta notte del settembre 2015 Mario Tirozzi era un imprenditore del settore floricoltura che conduceva una vita normale.

Proprio la sua attività, ora fallita gli ha inconsapevolmente, dato l’assist per finire in un vortice giudiziario assurdo: l’arresto, i mesi in cella con persone problematiche e poi la clamorosa e sacrosanta assoluzione. Ieri sera il commerciante capuano ha raccontato a Quarta Repubblica la sua odissea durata 21 mesi (“653 giorni di carcere e 137 di arresti domiciliari fuori regione”).

Davvero toccante l’intervista rilasciata a Nicola Porro: “Da innocente dico che il carcere è una brutta esperienza. Ero in cella con due stranieri e un ragazzo malato di mente e facevo la doccia solo una volta a settimana con acqua nera”. In questi infernali arriva l’altra mazzata, una condanna a 7 anni con rito abbreviato, poi l’Appello fa chiarezza su tutto: quei rapporti commerciali con l’Olanda non avevano certo attinenze al mondo della droga, ma alla sua realtà attività, quella di fioraio.

Circostanze ovviamente documentate con fatture ed elementi certi: “Purtroppo Italia prima ti arrestano e poi cercano le prove. Io sono stato arrestato e la mia azienda è fallita, ora sto aprendo una pizzeria con alcuni amici per ripartire”.

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