IL RETROSCENA. Bad boy torna libero con un assegno all’imprenditore vittima del pizzo

MARCIANISE. Dopo aver già ottenuto la revoca degli arresti domiciliari da parte del GIP De Chiara all’esito dell’interrogatorio di garanzia (gli arresti domiciliari furono sostituiti con l’obbligo di firm) ieri l’ottava sezione del Riesame di Napoli ha accolto ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare a carico di Gaetano Viciglione che è stato quindi rimesso in libertà.

Accolta l’istanza presentata dal legale, l’avvocato Mariano Omarto, per il più giovane dei coinvolti nel blitz della squadra mobile contro il clan Piccolo-Letizia. Già nel corso dell’interrogatorio Viciglione chiarì la sua posizione replicando alle accuse mosse dalla Procura.

L’assegno

Viciglione, accusato di una tentata estorsione ai danni di un imprenditore per conto del clan Piccolo-Letizia, avrebbe manifestato una “seria resipiscenza” avendo consegnato un assegno di 2mila euro all’imprenditore per risarcire il danno. La tentata estorsione ai danni dell’imprenditore si sarebbe verificata nella notte tra il 19 e 20 settembre 2019, quando furono esplosi colpi di pistola contro la sua ditta. L’indagine della Dda di Napoli sul clan Piccolo-Letizia di Marcianise ha portato all’arresto il 5 aprile scorso degli esponenti di spicco della cosca Agostino Piccolo, Gaetano Monica e Salvatore Letizia, fratello quest’ultimo del collaboratore di giustizia Primo Letizia, che con le sue dichiarazioni ha ricostruito gli affari illeciti del clan attivo a Marcianise e nei comuni di Macerata Campania e Capodrise; affari che ruotano soprattutto attorno alle “classiche” estorsioni agli imprenditori operanti nei settori più disparati (rivendita di autovetture, edilizia, onoranze funebri, smaltimento di rifiuti, supermercati, abbigliamento, pet food e altro), con pretese estorsive di 2-3000 euro.

Le accuse

Associazione camorristica, detenzione di armi ed estorsione con il metodo mafioso: sono i reati contestati alle sette persone arrestate all’alba dalla Polizia di Stato su ordine del gip del tribunale di Napoli, e ritenute organiche al clan Piccolo-Letizia operante nel Casertano in particolare nei comuni di Marcianise, Macerata Campania, Capodrise. In carcere sono finiti Agostino Piccolo, Gaetano Monica e Salvatore Letizia (fratello del collaboratore di giustizia Primo Letizia), ai domiciliari gli indagati Ottavio Sorbo, Gaetano Viciglione, Amedeo Belvisto e Pasquale Regino; un’ottava persona sottoposta ad indagini è invece deceduta nei mesi scorsi.

L’indagine coordinata dalla Distrettuale Antimafia di Napoli e realizzata dalla Squadra Mobile di Caserta, è partita nel 2019 dopo un’altra operazione che ha portato all’arresto dei capi del clan Piccolo, cosca che si contrappone da decenni a colpi di sanguinose faide all’altro storico clan di Marcianise, i Belforte; in quella circostanza finirono agli arresti anche elementi del clan Perreca di Macerata Campania, alleato dei Piccolo.

Dopo il blitz gli inquirenti hanno cercato di capire chi fossero gli altri elementi che di muovevano attorno ai capi, scoprendo l’identità degli incaricati delle richieste estorsive verso gli imprenditori. Sono stati così ricostruiti, anche grazie alle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, numerosi episodi estorsivi. Gli indagati realizzavano intimidazioni armate all’indirizzo degli imprenditori taglieggiati, operanti nei settori più disparati (rivendita di autovetture, edilizia, onoranze funebri, smaltimento di rifiuti, supermercati, abbigliamento, pet food e altro). Le pretese estorsive, che giungevano fino alla somma di 2-3000 euro, da corrispondersi in occasione delle festività natalizie e pasquali, sono culminate talvolta nel danneggiamento, a colpi d’arma da fuoco, delle sedi delle aziende taglieggiate per costringere i titolari a pagare. Nel corso delle indagini sono state sequestrate armi, come una pistola calibro 9ž21 con matricola abrasa completa di caricatore e 16 cartucce.

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