SAN FELICE A CANCELLO. Ha evitato l’ergastolo chiesto la settimana scorsa dal pm, Michele Marotta, il 36enne imbianchino di Botteghino accusato di aver ucciso sua moglie, l’allora 30enne Maria Marotta (originaria di Maddaloni).
La Corte d’Assise di Santa Maria Capua Vetere, presidente Donatiello, ha inflitto 26 anni e 6 mesi all’uomo che l’11 novembre 2020, condusse sua moglie Maria, in una strada sterrata del comune di San Felice a Cancello (frazione Cancello Scalo) e le scaricò contro sei colpi da distanza ravvicinata con la sua pistola Magnum 357 regolarmente detenuta per uso da caccia; fu catturato poco dopo nella villetta di famiglia.
Si attendono ora le motivazioni del verdetto, che non arriveranno prima di novanta giorni, anche se non mancheranno le reazioni di fronte ad una sentenza che riduce la pena rispetto alla richiesta di carcere a vita dell’accusa. Decisiva l’arringa difensiva dei legali Rosa Piscitelli e Stefania Pacellj protrattasi per bene 2 ore e 20 minuti.
Il pm, nella sua requisitoria tenuta davanti alla corte d’assise del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, aveva anche letto una serie di whatsapp scritti dalla ragazza da cui si evince il clima di violenza che la 30enne era costretta a subire, tra minacce e schiaffoni in pieno volto. Per i legali del 36enne invece si sarebbe trattato di un delitto d’impeto avvenuto al termine di una colluttazione e probabilmente ciò ha fatto pendere l’ago della bilancia verso una condanna meno dura. Per il pubblico ministero, invece, si sarebbe trattato di un omicidio premeditato, di “un’esecuzione” vera e propria, che avrebbe rappresentato l’ultimo atto, il più grave ovviamente, di una serie di maltrattamenti cui l’imbianchino aveva sottoposto la moglie perché geloso e convinto di una sua relazione extraconiugale.
Dalla coppia era nato un figlio che al momento della tragedia aveva sei anni (è stato affidato ai nonni).