Castel Volturno. Cosa si nasconde in realtà dietro il Coronavirus? Quanto incidono i fattori genetici e costituzionali nel decorso della malattia? Una nuova luce potrebbe accendersi per spiegare il cieco meccanismo che ha seminato angoscia, morte e terrore nelle nostre vite, negli ultimi due anni. Conoscere per combattere al meglio, con le armi a disposizione, un nemico insidioso ma non infallibile.
Un nuovo percorso scientifico ha riunito ricercatori di diversi campi della medicina e della biologia offrendo dei contributi congiunti che potrebbero fornire soluzioni inaspettate ed efficaci. Nonostante la sintomatologia respiratoria e polmonare del COVID-19 sia sovrapponibile con le precedenti patologie da coronavirus (SARS e MERS), le sintomatologie extra-polmonare ed a carico del sistema nervoso centrale ed autonomo, peculiari nell’infezione da SARS-CoV-2, risultano essere ancora poco chiare.
Recentemente la letteratura ha riportato modelli molecolari che ipotizzano che la proteina Spike SARS-CoV-2, mediante un particolare ed insolito meccanismo di ripiegamento, possa legarsi ai recettori nicotinici dell’ospite umano. L’interazione Spike-Recettore nicotinico potrebbe causare una disregolazione del sistema nervoso centrale e della via antinfiammatoria colinergica, nonché una risposta immunitaria incontrollata.
Un gruppo di ricercatori italiani, guidati dalla dottoressa Concetta Cafiero, tramite programmi di analisi “in silico” usati per allineamento proteico, hanno evidenziato una analogia di sequenza con tossine che interagiscono selettivamente con recettore nicotinico, come già individuato in alcuni precedenti studi che non sono stati in grado tuttavia di spiegarne il meccanismo patogenetico. L’ipotesi dei ricercatori Italiani è che non sia quindi la proteina Spike a legare e bloccare il recettore nicotinico ma che l’RNA polimerasi di SARS-CoV-2 codifichi, mediante un “meccanismo a salto” già dimostrato in altri coronavirus, piccoli peptidi neurotossici, che dimostrerebbero una notevole omologia con alcune tossine isolate nel secreto velenoso di alcune specie animali ed utilizzate per catturare le proprie prede immobilizzandole.
L’espressione di questi piccoli peptidi potrebbe spiegare le manifestazioni cliniche extrapolmonari dei pazienti COVID-19, così come quelle neurologiche, emorragiche e trombotiche. Secondo la teoria dei ricercatori Italiani, diversi fattori genetici costituzionali e biologici potrebbero indurre il virus SARS-CoV-2 ad esprimere i piccoli peptidi neurotossici e quindi spiegare perché alcuni soggetti o alcune categorie si ammalano gravemente e perché alcuni soggetti sono totalmente asintomatici. Lo studio, pubblicato sull’ultimo numero della rivista Current Genomics con il titolo “Could Small Neurotoxins-Peptides be Expressed during SARS-CoV-2 Infection?”
(I piccoli peptidi neurotossici potrebbero esprimersi nel corso dell’infezione da SARS-CoV-2?), è stato completamente finanziato da Pineta Grande Hospital e vede la partecipazione di alcuni ricercatori afferenti alla Clinica (Dr Giulio Benincasa, Dr Beniamino Schiavone) ed a diverse strutture del territorio nazionale quali Università di Bari (Professor Raffaele Palmirotta), IRCCS-Fondazione Bietti (Dott.ssa. Alessandra Micera, Dr Andrea Cacciamani), Università Cattolica (Dott.ssa Agnese Re) ed Università di Napoli Federico II (Professoressa Loredana Postiglione). Il Pineta Grande Hospital continuerà a sostenere la ricerca in cui crede finanziando il prosieguo del progetto che si focalizzerà sul microbiota locale, alla luce della dimostrata correlazione tra la diversa composizione dei taxa del microbioma nasofaringeo o gastrointestinale dei pazienti COVID-19 (ad es. nelle varie fasce di età o con patologie come Diabete di tipo 2 o ipertensione, etc) e la gravità della malattia.