MARCIANISE. Bocche cucite nel corso degli interrogatori di garanzia cominciati ieri per i due arrestati fini in cella. Giovanni Buonanno, 40enne figlio del ras Gennaro detto “Gnucchino” e recluso a Santa Maria Capua Vetere, ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere.
Nessuna apertura al gip Baldassarre per il 40enne che, rappresentato dall’avvocato Giuseppe Foglia, punterà sul Riesame per ottenere una misura meno afflittiva. Interrogatorio “muto” anche per Paolo Siciliano, anche lui recluso in carcere dopo il blitz delle fiamme gialle della Compagnia di Marcianise.
Secondo quanto emerso dagli accertamenti realizzati dai finanzieri della Compagnia di Marcianise, Siciliano avrebbe incassato gli assegni provento di usura per conto dei fratelli Buonanno; si tratta di una somma di 85mila euro che sarebbe poi stata riutilizzata dall’imprenditore per le proprie attività commerciali. I finanzieri hanno anche sequestrato agli indagati, su ordine del Gip, la somma di 240mila euro. La vittima è un imprenditore di Marcianise cui i Buonanno avrebbero prestato soldi con tassi di interesse dal 120% al 130% annui.
In particolare all’operatore economico sono stati fatti vari prestiti per un totale di 60mila euro, e in un solo anno ha restituito a titolo di interesse 30mila euro. Per l’accusa in un’occasione, tra novembre e dicembre del 2015, la vittima sarebbe stata costretta a salire in un’automobile e minacciata di morte dai Buonanno per farsi consegnare i soldi del prestito, oltre che un “regalo” di 2mila euro per il clan Belforte in occasione delle festività natalizie; fatto non concretizzatosi perché l’imprenditore si è opposto.
Dalle indagini, è emerso che Siciliano avrebbe anche minacciato la vittima prima che la stessa venisse ascoltata dalla Guardia di Finanza, affinché ammettesse falsamente di aver consegnato gli assegni provento di usura ad un altro imprenditore e che quest’ultimo li avesse poi dati a Siciliano pe normali rapporti d’affari.