Pochi sanno che il grande poeta Francesco Petrarca (1304 – 1374) è stato un appassionato collezionista di monete antiche. In una lettera indirizzata ai Posteri egli, infatti, scrive: “Sopra ogni altro piacquemi lo studio delle antichità”.
Petrarca, oltre a essere l’autore del Canzoniere, l’opera poetica più importante della storia della letteratura italiana insieme alla Commedia di Dante, destinata a essere modello di riferimento per la stessa cultura letteraria europea, fu uno dei più acuti e rigorosi intellettuali della sua epoca. Col suo lavoro di scrittura e erudizione, egli diede avvio a quel processo di riscoperta della cultura classica che culminerà, nel XV secolo, con lo sviluppo dell’Umanesimo e della cultura rinascimentale.
Lo scrittore nacque ad Arezzo da un notaio fiorentino, esiliato in città perché appartenente alla fazione dei guelfi bianchi, la stessa di cui faceva parte anche Dante Alighieri, di cui il padre di Petrarca fu amico. il poeta viaggiò molto sin dalla giovinezza: studiò a Bologna, Montpellier, Avignone, dove incontrò Laura, destinata a diventare la musa ispiratrice della sua poesia; fu a Napoli, dove soggiornò presso la corte di Roberto il Saggio, così come l’amico Giovanni Boccaccio.
Petrarca votò la sua intera esistenza agli studi eruditi, a quel lavoro paziente, accurato, preciso che è la filologia, di cui egli è ritenuto l’iniziatore. Colpito da una sincope all’età di 70 anni, morì ad Arquà, in provincia di Padova, così come vuole la leggenda, mentre esaminava un testo di Virgilio.
L’interesse per la numismatica di Petrarca è testimoniato dalle lettere e da alcuni passi delle sue opere, come quello contenuto nel suo Rerum memorabilium, in cui il poeta parla del volto di Vespasiano, imperatore dal 69 al 79 d. C., inciso su alcune monete.
Le monete in questione potrebbero essere le famose assi, coniate intorno al 71 d.C. Si tratta di monete in bronzo, pesanti poco più di 10 grammi e con un diametro d’oltre 26 millimetri. Al dritto, la moneta presenta il ritratto dell’imperatore, così come descritto dal Petrarca, con testa laureata e circondato dalla scritta IMP CAES VESPASIAN AVG COS III. Al verso, invece, un’allegoria della Vittoria andante a destra, con corona nella mano destra e ramo di palma nella sinistra.
Oggi, le monete descritte e collezionate da uno dei padri della nostra letteratura hanno un valore di circa 450,00 Euro.