RECALE. Quando ha saputo che ormai non c’era più speranze ha preso l’unica decisione possibile decidendo di presentarsi spontaneamente in carcere e mettere così fine ad una vicenda giudiziaria protrattasi per circa quattro anni.
Nelle scorse settimane Francesco Mastroianni, 65 anni, detto “Calone”, personaggio di spicco della malavita recalese si è presentato agli agenti del Basso Lazio per farsi arrestare. Nei suoi confronti è stato infatti notificato il provvedimento di esecuzione della pena a seguito della condanna a 12 anni di reclusione confermata anche dalla Corte di Cassazione dopo i primi due gradi di giudizio. Stessa sorte giudiziaria anche per il figlio Andrea, 45 anni, al quale sono stati inflitti 11 anni nell’inchiesta sul racket dei gadget pubblicitari a Recale ed anche lui destinatario di un ordine di carcerazione.
I due Mastroianni, insieme ad altri indagati, secondo la Dda avrebbero costretto i negozianti ad acquistare materiale pubblicitario avvalendosi della forza intimidatrice data dall’appartenenza al clan Perreca di Recale. Un’inchiesta certosina nata dal fiuto e della sagacia dell’indimenticato maresciallo Baldassarre Nero che all’epoca guidava la stazione di Macerata Campania.
Padre e figlio in particolare si dividevano i ruoli: Mastroianni senior curava la contabilità e si occupava delle forniture dei prodotti, il figlio Andrea invece andava nei negozi a imporre calendari, penne e altri gadget, comprese le divise per le squadre di calcio, con prezzi che variavano da 200 ai 1400 euro. Nel corso dell’inchiesta venne scoperto anche un prestito a tassi da usura nei confronti di un imprenditore.