CASERTA. L’anonima testimone che la mattina del 6 maggio 1996 avrebbe visto Annalucia Cecere, l’ex insegnante casertana indagata per l’omicidio di Nada Cella, andare via col motorino da via Marsala non era sola. È quanto emerge da nuovi spezzoni di intercettazioni diffuse dalla squadra mobile e dalla procura di Genova per identificare la donna.
“Si la conoscono signora. È che stanno tutte zitte. Le altre stanno tutte zitte ma eravamo diverse. Io non faccio nomi ma eravamo diverse, io non so perché le altre non parlano. Eravamo in cinque”, dice nella telefonata dell’agosto 1996 fatta alla casa di Marco Soracco, il commercialista dove Nada lavorava.
Nei giorni scorsi era stato diffuso un altro spezzone della chiamata in cui la donna diceva di avere visto Cecere “tutta sporca mettere tutto sul motorino e andare via”. Questa estate gli investigatori le hanno sequestrato un motorino Piaggio immatricolato negli anni ’90 e che la donna ha portato da Chiavari a Boves, dove vive e sottoposto ieri ad accertamenti tecnici. Per gli investigatori, coordinati dal procuratore Francesco Pinto e dal sostituto Gabriella Dotto, sul veicolo potrebbero esserci dunque ancora possibili tracce di sangue e di Dna nel caso in cui l’ex insegnante avesse ucciso Cella. Intanto sono iniziati gli accertamenti tecnici affidati al genetista Emiliano Giardina, il professore dell’Ignoto 1 di Yara Gambirasio. A fare riaprire il caso è stata la determinazione della criminologa Antonella Pesce Delfino che, insieme all’avvocata Sabrina Franzone, ha riletto gli atti della vecchia indagine scoprendo particolari sottovalutati ed errori macroscopici nelle indagini iniziali. Tra gli elementi non presi inizialmente in considerazione anche alcuni bottoni trovati all’epoca in casa dell’indagata uguali a uno trovato sotto il corpo della segretaria. Ma non solo.
Tra le carte la criminologa ha scovato una vecchia intercettazione in cui la donna diceva a Soracco di “non riuscire a togliersi di mente quella scena”. Per cercare di risolvere il giallo gli inquirenti hanno risentito decine di testimoni, compresi una decina di preti, ma anche gli investigatori dell’epoca. Tra gli atti allegati alla nuova indagine anche le chiamate di questa estate in cui la Cecere minacciava la criminologa. L’ex insegnante era stata indagata quasi subito ma nel giro di due settimane la sua posizione era stata archiviata frettolosamente. Per gli inquirenti Cecere avrebbe ucciso per gelosia nei confronti di Soracco, che avrebbe avuto un interessamento invece per la segretaria, e per prendere il suo posto di lavoro. A confermare la gelosia anche un’altra testimone sentita di recente. Se la donna della telefonata fosse ancora viva secondo gli investigatori sarebbe possibile 25 anni dopo far breccia sul mistero dell’omicidio della povera Nada.