CASERTA. Cinquemila euro per la “lettera”, 2mila all’avvocato, 3mila al complice. Le divisioni era decise in partenza già prima di incassare gli indennizzi per i falsi incidenti.
E’ quanto hanno scoperto in un’attività di indagine certosina, ora avallata anche dalle conferme giunte dal Riesame per le misure cautelari, i carabinieri della stazione di Casagiove, guidati dal maresciallo Antonio Coppola.
Le indagini dimostrano che – secondo la Procura – le frodi avvenivano con la complicità di un Adriano, identificato nell’avvocato Adriano Cortese che curava, stando alle accuse, per conto di Palmiero, le attività di predisposizione delle pratiche relative ai “falsi sinistri” per poi divere i proventi col capo: “Faceva insieme a lui. Una lettera prendevano 5mila euro, 2mila ad Adriano e 3mila euro a lui”.
La somma di 5mila euro è quella che venne saldata per i danni fisici, poi rivelatisi non dovuti ad incidente, a un ragazzino figlio di un’indagata. Il piccolo si era rotto un dente in circostanze poco chiare ma comunque per un incidente domestico ma la coppia si era attivati per mettere in scena un falso sinistro e incassare il premio assicurativo con tanto di fotografie. Il gruppo poteva contare anche su un falso testimone.