San Felice a Cancello/Arienzo. Una cimice nella macchina del 24enne della frazione Crisci di Arienzo, Pasquale Crisci, coinvolto nell’operazione antidroga di ieri e sottoposto alla misura degli arresti domiciliari.
Grazie a queste intercettazioni ambientali vengono fuori cose piuttosto interessanti, una su tutte la vicenda della bomba alla macchina di Gennaro Morgillo del settembre 2018, in via Ferdinando d’Aragona.
Pasquale Crisci era davvero uno dei personaggi più vicini al ras di Cancello Scalo, tanto da accompagnare Mario Romano, nipote di Gennaro, all’ospedale di Sessa Aurunca, dove si sottopose ad un intervento dermatologico.
Poi in macchina, tra i tanti che vengono intercettati c’è la madre di Morgillo, Maria Carmina Villanova.
E così i due nel commentare le diverse traversie di Morgillo attaccano a parlare di quell’attentato.
La famiglia di Morgillo è più convinta che ci sia la mano della famiglia caudina della convivente del ras, dopo che già il padre sparò sempre in via Ferdinando d’Aragona.
Il discorso si sposa anche sui Sazioni il gruppo sanfeliciano specialista dello spaccio, i Biondillo, e i due sono concordi ad escludere che siano stati loro a mettere la bomba: “Non fanno cosi, loro sono interessati al fatto che non ci siano casini, al massimo se vogliono darti fastidio ti mandano i carabinieri”.
Nella stessa conversazione si parla anche della futura destinazione di Gennaro, fuori provincia, ai domiciliari e Pasquale Crisci sostiene che ad Acerra Gennaro durerebbe 3 giorni per via di quello fa, vista l’accanita concorrenza per lo smercio e quindi è meglio la soluzione Durazzano più tranquilla, grazie ai buoni uffici di un certo Michele a cui il 33enne di via Polvica aveva fatto diversi piaceri.
Insomma si dava per scontato che l’unica attività possibile era quella di fare il trafficante di droga, anche dagli arresti domiciliari.
Proprio questa scelta porterà poi allo scontro l’anno successivo con Franco D’Angelo e al duplice omicidio del padre e del cognato di Morgillo, davvero incredibile.
Sulla bomba i due convergono, in pratica secondo loro i caudini avrebbero avuto appoggio logistico dai sanfeliciani che gli avrebbero consegnato il maxi petardo, per l’arienzano 24enne quella bomba è molto simile a quella che era scoppiata qualche anno prima dalla gioielleria Bergamo, quindi è la stessa mano.