Inchiesta e arresti nella valle: dirigente comunale intercettato per 40 giorni

Santa Maria a Vico. Usura e arresti nella valle, potrebbe allargarsi l’inchiesta che ha portato in carcere il ras Clemente Crisci, alias ‘o Semmentone, 58enne pregiudicato di via Cupa, Angioletto Crisci, 41enne titolare di una nota ferramenta sulla nazionale ad Arienzo, pregiudicato, precedenti per armi, Vincenzo Guida patron del noto Discopub Smav in via Ferdinando d’Aragona, il ras Alessio Biondillo (ordinanza consegnata in carcere) e Andrea Di Caprio (ordinanza in carcere).

Come abbiamo già riferito i finanzieri hanno cominciato da una denuncia e gradualmente, monitorando una serie di soggetti hanno scoperto diverse cose, andando ad incrociare in 2 intercettazioni l’imprenditore Vincenzo Guida, indagando poi sulle persone a lui collegate. E’ andata un po’ come in una catena di Sant’Antuono.

Nell’ambito di queste indagini però è stata concessa dai giudici l’autorizzazione agli uomini della Finanza di Marcianise per intercettare anche un dirigente del Comune di Santa Maria a Vico.

Il suddetto è stato monitorato nella prima decade del 2020, prima quindi delle elezioni amministrative, all’epoca amministrazione Pirozzi ‘one’.

Il primo decreto di intercettazione aveva una durata di 40 giorni.

In generale, e dobbiamo dirlo, sono state monitorate tantissime persone, molti pregiudicati che operavano nell’ambito dell’usura e non solo.

 

Il viaggio a Torino di un pusher

 

C’è un passaggio che velatamente ci fa indurre che a quel tempo era stato organizzato un viaggio nel capoluogo torinese da un pusher di San Felice per conto di quelli di San Marco.

Il soggetto in questione aveva fittato nella valle  la macchina per recarsi in Piemonte e anche dai colloqui il sospetto che sia un carico di droga sembra più che fondato.

 

Le attività investigative hanno infatti accertato che, tramite la forza intimidatrice del clan, gli odierni arrestati hanno concesso prestiti a tassi usurai nei confronti di un imprenditore, quest’ultimo chiamato a pagare interessi quantificabili nell’80% su base annua e, per tale motivo, costretto con atti violenti e minacciosi a cedere beni immobili del valore di oltre 300.000 euro. Gli stessi indagati si sono resi responsabili di condotte estorsive nei confronti di un altro imprenditore, costretto anche lui con atteggiamenti violenti a restituire somme di denaro ricevute in prestito.

I 5, sono indiziati, in concorso tra loro, dei reati di usura, estorsione e violenza privata, tutti aggravati dall’utilizzo del c.d. “metodo mafioso”.

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