Il grido di dolore dei responsabili dei parchi acquatici campani: “Stiamo fallendo”

Confesercenti Campania lancia il grido d’allarme sul futuro dei parchi acquatici, divertimento e tematici della nostra regione. In Campania ci sono 20 attività per il divertimento di media-grande struttura e circa 80 più piccole. Prima della pandemia da Covid il fatturato annuo ammontava in media a circa 25 milioni di euro, con una forza lavoro diretta di circa 2000 persone e un indotto (bar, ristoranti, attività di servizi vari) di oltre 3000 persone. In totale più di 5000 persone impiegate nella nostra regione. Ma i limiti alla capienza e l’obbligo del Green Pass hanno creato un buco di fatturato (sino al 75% e sino a 20 milioni) insostenibile senza l’aiuto dello Stato.
«I parchi acquatici – commenta Vincenzo Schiavopresidente di Confesercenti Campania–  avrebbero bisogno di almeno 100 giorni di apertura per una estate. È così non è stato. A giugno è stata data la possibilità di aprire, ma con le limitazioni del caso e quindi con una capienza diminuita di almeno il 50%. Il che ha portato al taglio di circa il 50% di fatturato. Il Green pass obbligatorio ha ridotto le presenze di un altro 30/35%, dal momento che il 48% dell’abituale clientela è formato dalle famiglie con minorenni, con questi ultimi che non dispongono del certificato e un altro 35% è formato dai giovani tra i 14 e i 18 anni. In realtà, dunque, i parchi tematici hanno perso il 70-75% di fatturato  e molte di questo forte perdite non saranno mai recuperate. Ecco perché il 20% di queste attività – specie quelle di medio-alto livello- ha preferito la chiusura, visto che in questa condizione possono sopportare un costo fisso che va dai 500 ai 700 euro al giorno di manutenzione, laddove questi parchi da aperti costano 5000 euro al giorno.
Una spesa fissa che, data la situazione, non riescono a coprire con gli incassi. Lanciamo dunque- conclude Schiavo–  l’allarme: invochiamo ed anzi ci aspettiamo un intervento concreto del Governo e del Ministro al Turismo Garavaglia altrimenti molte di queste grandi attività saranno costrette a portare a breve i libri contabili in tribunale, marciando velocemente e purtroppo verso il fallimento». 
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