SAN MARCELLINO. Clamorosa tripla scarcerazione nell’ambito dell’inchiesta sul racket dei Casalesi nei lavori sulla linea elettrica nell’agro aversano. Il tribunale del Riesame ha accolto l’istanza del legale Ferdinando Letizia, revocando la misura cautelare nei confronti di Giuseppe Iannone, del figlio Mario e del genero Mario Pellegrino.
Erano accusati concorso esterno in associazione di tipo mafioso, estorsione, trasferimento fraudolento di valori e impiego di denaro di provenienza illecita. Erano finiti in carcere il 65enne Giuseppe Iannone e il figlio 39enne Mario, mentre il genero di 43 anni Mario Pellegrino era stato posto agli arresti domiciliari. Secondo l’accusa avrebbero minacciato i titolari della Cebat, ditta appaltatrice per la manutenzione delle linee aeree e interrate in media e bassa tensione nella provincia di Caserta tra gli anni 2017-2019, imponendo loro le maestranze e i mezzi delle ditte a loro riconducibili, estromettendoli, di fatto, dall’appalto in questione.
Per i pm anticamorra napoletani, Giuseppe Iannone avrebbe conseguito, fin dagli anni ’90, la gestione quasi monopolistica degli appalti pubblici ad Aversa e nell’hinterland (cosiddetto agro-aversano) grazie al sostegno dei Casalesi e utilizzando le proprie società. Dopo che nel 2017 una delle società, l’Alba 90, fu raggiunta da interdittiva antimafia, Iannone avrebbe intestato fittiziamente la Siep Costruzioni (mera prosecuzione della Alba 90) al genero Mario Pellegrino e poco dopo la Elettrolima al figlio Mario e alla nuora Giustina Amato, continuando dunque ad operare negli appalti per conto di Enel in violazione della normativa antimafia.