Carcere, blackout per i detenuti dopo gli arresti: mancano giornali, tv e corrente

 

SANTA MARIA CAPUA VETERE. E’ un day-after al buio alla casa circondariale Uccella di Santa Maria Capua Vetere per i detenuti. Nel penitenziario finito alla ribalta nazionale per i casi di violenza infatti da oggi manca la corrente e quindi i reclusi sono impossibilitati anche a seguire in tv gli sviluppi del caso che li riguarda da vicino.

Agli stessi inoltre questa mattina non sono stati recapitati i quotidiani (già pagati), come invece avviene ogni mattina. Nessuno ha potuto sapere da fonti ufficiali dell’inchiesta che ha sconvolto mezza Italia. A riferire questi dettagli sono stati alcuni reclusi ai parenti durante colloqui e brevi chiamate possibili per la normativa Covid.

Sempre nel pomeriggio c’è stata anche la carenza idrica, emergenza ormai atavica e tipica di ogni estate della casa circondariale sammaritana.

“Se accertato questo episodio siamo di fronte ad una gravissima violazione ai danni dei detenuti. Sto ricevendo decine di segnalazioni da parte di familiari di persone ristrette che denunciano un vero e proprio black out dell’informazione all’interno dell’istituto penitenziario. Tv fuori uso per mancata corrente e giornali acquistati non distribuiti. Leso il diritto all’informazione. Sono sconcertata” ha dichiarato Emanuela Belcuore, Garante dei detenuti della provincia di Caserta.

 

La testimonianza

“Mi hanno ucciso di mazzate, dal primo piano al seminterrato sono sceso con calci, pugni e manganellate. I poliziotti penitenziari hanno commesso un grande errore, non è così che si danno i segnali” .

 

È ancora segnata dalla sofferenza la voce di un detenuto del carcere di Santa Maria Capua Vetere, tra le vittime dei pestaggi avvenuti il 6 aprile 2020 nell’istituto; fatti peri quali ieri oltre 50 tra ufficiali e sottufficiali della Polizia Penitenziaria in servizio quel giorno sono stati raggiunti dalle misure cautelari emesse dal Gip su richiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere per tortura, maltrattamenti, depistaggio, falso. Il detenuto, che non vuole rivelare il nome, è tra i pochi dei quasi 300 malmenati ad avere presentato denuncia; lui ebbe infatti la fortuna di uscire dal carcere il 10 aprile e di andare ai domiciliari in una località del Casertano, dove i carabinieri lo ascoltarono.

 

“Dopo gli arresti di ieri – prosegue nelle sue dichiarazioni riportate dall’Ansa – sono sollevato, li aspettavo da tempo. Ma ad oltre un anno di distanza ho ancora paura. Negli occhi ho ancora quei momenti terribili, mai vissuti in carcere e con nessun poliziotto della Penitenziaria, con i quali ho sempre avuto buoni rapporti. Ma quel 6 aprile fu una cosa assurda, mai vista. Ci hanno pestato per ore, facendoci spogliare, inginocchiare, qualcuno si è fatto la pipì addosso, a qualcun altro tagliarono barba e capelli. Il giorno dopo ci hanno fatto stare in piedi non so per quanto tempo vicino alle brande, come fossimo militari. Non potevo non denunciare, ma altri compagni impauriti non lo hanno fatto. Vorrei dimenticare, spero che il processo arrivi presto”, conclude.

Le accuse

Le misure

■ n. 8 misure cautelari applicative della custodia in carcere nei riguardi di un Ispettore Coordinatore del Reparto Nilo e n. 7 assistenti/agenti della polizia penitenziaria, tutti in servizio presso la casa circondariale di S.M.C.V.;

■ n. 18 misure cautelari applicative degli arresti domiciliari nei confronti del Comandante del Nucleo Operativo Traduzioni e Piantonamenti del Centro Penitenziario di Napoli Secondigliano/Comandante del “Gruppo di Supporto agli interventi”, del Comandante Dirigente pro tempore della Polizia Penitenziaria di Santa Maria Capua Vetere, della Commissaria Capo Responsabile del Reparto Nilo del medesimo istituto, di un sostituto commissario, di tre ispettori Coordinatori Sorveglianza Generale presso l’istituto e di n. 11 assistenti/agenti della polizia penitenziaria, sempre in servizio presso la Casa Circondariale di S.M.C.V.;

■ n. 3 misure cautelari coercitive dell’obbligo di dimora nel Comune di residenza nei riguardi di tre ispettori della polizia penitenziaria, tutti in servizio presso la casa circondariale di S.M.C.V.;

■ n. 23 misure cautelari interdittive della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio rispettivamente rivestito, per un periodo diversificato, tra i 5 ai 9 mesi, nei confronti della comandante del Nucleo Investigativo Centrale della polizia penitenziaria, Nucleo Regionale di Napoli, del Provveditore Regionale per la Campania, Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria nonché n. 21 +Assistenti/Agenti della polizia penitenziaria per la quasi totalità in servizio presso la casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere.

Le indagini erano originate dagli eventi del 6 aprile 2020 successivi a delle manifestazioni di protesta di alcuni detenuti ristretti presso la casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere avvenute tra il 9 marzo e il 5 aprile 2020, episodi che rappresentano l’antecedente rilevante alle violenze operate il successivo 6 aprile.

 

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