CASAL DI PRINCIPE. Sono state le intercettazioni a incastrare il nipote del boss Schiavone. Tra le dieci persone per le quali il gip di Roma Tamara De Amicis ha disposto la misura cautelare in carcere – nell’ambito dell’inchiesta “Petrol-mafie spa” – figura Armando Schiavone, 46 anni, nipote del boss dell’omonima fazione del clan dei Casalesi Francesco Schiavone, detto “Sandokan”.
Secondo gli inquirenti, infatti, anche il clan dei Casalesi e’ interessato al redditizio business degli oli minerali, venuto alla luce attraverso l’operazione del Ros dei carabinieri e della Guardia di Finanza, che oggi ha portato i militari a notificare 71 misure cautelari nei confronti di presunti esponenti della camorra e della ‘ndrangheta, e a sequestri per quasi un miliardo di euro. Armando Schiavone entra in contatto con Giuseppe Vivese, 37 anni (anche lui destinatario di una misura cautelare in carcere).
Si tratta, secondo quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Napoli Maria Luisa Miranda, del nipote di Alberto Coppola, quest’ultimo molto vicino ad Antonio Moccia, ritenuto esponente di vertice dell’omonimo clan. Vivese era gia’ entrato in affari per la commercializzazione dei prodotti petroliferi anche con esponenti di vari clan partenopei (come si evince da una intercettazione del 19 ottobre 2017).
Ed e’ proprio attraverso un’altra intercettazione risalente al 6 novembre 2017, che emerge il contatto tra i Moccia e “quelli di Casale”: “Non gli dai un euro in mano, – dice Vivese parlando con il suo interlocutore – sembrano dei mongoloidi… quello con gli occhiali e’ Armando Schiavone, il nipote del ‘barbone’ (uno degli alias del capoclan Francesco Schiavone, ndr) … quelli sono soci nostri. Quando gli presentai zio Alberto, loro lo chiamavano don Alberto”.