AGGIORNAMENTO.
Il processo è stato ondato su intercettazioni telefoniche e ambientali, oltre che su numerosi sequestri di sostanza stupefacente e di arsenali di armi, nacque dall’operazione denominata “Fiumi di Droga” e fu caratterizzato dall’emissione di numerose ordinanze di custodia cautelare in relazione a reati commessi tra il 2016 ed il 2019 tra la Valle Caudina, in particolar modo Montesarchio ed Airola, la Valle di Suessola, Maddaloni ed alto Napoletano.
Romano e Morgillo, secondo il Pm antimafia Luigi Landolfi, erano capi indiscussi di una vera e propria organizzazione criminale finalizzata al traffico di droga, con le sue rigide gerarchie interne, che operava tra le provincia di Caserta e la provincia di Benevento e che riforniva di droga gli innumerevoli clienti con linguaggi in codice e con diversi metodi di spaccio, già visti nelle organizzazioni criminali napoletane. Inoltre, secondo le indagini, l’organizzazione si riforniva della droga trattata (cocaina, crack, eroina hashish e marijuana) in prevalenza tramite canali della provincia di Napoli.
Il Gup però, nonostante il solido impianto accusatorio, sulla base delle difese dell’ avvocato Vittorio Fucci e dell’ avvocato Giuseppe Stellato, è stato di un avviso diverso della Procura Antimafia, ed ha condannato: 1)Mario Romano, considerato uno dei due promotori dell’ associazione, difeso dall’ avvocato Vittorio Fucci, a soli 6 anni, mentre la Procura Antimafia, ne chiedeva 18 e Gennaro Morgillo, considerato l’ altro promotore, difeso dall’ avvocato Vittorio Fucci jr e dall’ avvocato Giuseppe Stellato, a 13 anni e 8 mesi, mentre la Procura Antimafia ne aveva chiesti 20.
Il Romano, per cui la pena è stata ridotta quasi di due volte rispetto alla richiesta del P.M., accogliendo le tesi dell’ avvocato Vittorio Fucci jr, è stato assolto dal ruolo di promotore della associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga, è stato assolto dall’ aggravante della banda armata, è stato assolto dal reato di porto e detenzione illegale di un arsenale di armi ed nonché dai vari episodi di spaccio.
Il Morgillo, accogliendo le tesi dell’ avvocato Vittorio Fucci e dell’ avvocato Giuseppe Stellato, è stato assolto dal capo di porto e detenzione illegale di un arsenale di armi, è stato assolto dall’ aggravante della banda armata, è stato assolto da vari episodi di spaccio e dalla recidiva e gli sono state concesse le attenuanti generiche, nonostante già pregiudicato per vari reati in materia di droga.
Il primo lancio
San Felice a Cancello. Nel giorno del secondo anniversario dell’omicidio di Durazzano, dove persero la vita il padre ed il cognato, arriva il verdetto per Gennaro Morgillo e la sua gang.
Il giudice del tribunale di Napoli ha abbassato le condanne rispetto alle richieste previste dal pm Landolfi.
Per Romano la pena è stata di poco superiore di un terzo di quella richiesta, esclusa per lui l’aggravante di essere promotore, così come le armi.
Gennaro Morgillo a sua volta è stato escluso dalla vicenda delle armi.
Marco Bellotti di Polvica classe 98 detenuto agli arresti domiciliari 6 anni e due mesi su 12 richiesti
Michele Lettieri classe 83 ASSOLTO come da richiesta del pm
Francesco Liberti classe 91 di Cancello Scalo detenuto a Santa Maria Capua Vetere 7,2 anni SU 10 RICHIESTI
Gennaro Morgillo classe 88 di Cancello Scalo detenuto a Secondigliano – 13 anni e 6 mesi su 20 richiesti
Raiola Gennaro classe 62 detenuto a Poggioreale 8 anni su 12 richiesti
Raiola Giuseppe classe 69 detenuto a Poggioreale 7,8 anni su 12 richiesti
Mario Romano classe 98 detenuto ai domiciliari in via Polvica Cancello Scalo. 6 anni e 8 mesi su 18 richiesti
Marco Francesco Scopelliti di Maddaloni e detenuto ai domiciliari in provincia di Alessandria. 5 anni e 4 su 8 ANNI richiesti
Morgillo si avvaleva delle forniture dei fratelli Raiola, napoletani trapiantati nell’avellinese e smerciava droga non solo nella Valle di Suessola, ma anche nella Valle Caudina, fino a Montesarchio e in parte a Napoli Nord.
La droga era piazzata nella zona della Valle di Suessola, su Maddaloni, alto Napoletano e Valle Caudina, Airola e Montesarchio in particolar modo.
Spesso si recava di persona a consegnare la cocaina, e il cotto, cioè il Crack e hashish. “Portami due pizze, una più cotta”.
Era il linguaggio in codice per richiedere sia la cocaina che l’altra sostanza.
Nel collegio difensivo gli avvocati Igino Nuzzo, Vittorio Fucci, Orlando Sgambati, Giuseppe Stellato.