Truffa al centro per l’impiego, 17 indagati: così falsificano le presenze

 

TEANO.  Nella mattinata odierna, su ordine della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Caserta hanno dato esecuzione a misure cautelari personali e reali, emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il locale Tribunale, nei confronti di n. 17 dipendenti del centro per l’impiego di Teano, indagati per i delitti di truffa aggravata e false attestazioni.

 

In particolare, sono state eseguite n. 8 ordinanze di applicazione della misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla P.G., nonché il sequestro preventivo, funzionale alla confisca delle somme di denaro indebitamente percepite dai 17 indagati, a titolo di retribuzione, in relazione ai reati di truffa aggravata ai danni di un ente pubblico e false attestazioni o certificazioni. I provvedimenti sono stati emessi all’esito di una complessa indagine, condotta dalla Guardia di Finanza di Caserta sotto la direzione di questa Procura della Repubblica.

 

In sintesi, le indagini dei militari della Guardia di Finanza di Caserta, avviate a seguito di una segnalazione pervenuta dal Presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione, avente ad oggetto presunti episodi di assenteismo dal luogo di lavoro e falsa attestazione di presenza da parte del personale del Centro per l’Impiego di Teano, hanno permesso di accertare, in un arco temporale di circa 5 mesi, plurimi e sistematici episodi di assenteismo, per complessive 1.000 ore da parte della totalità dei dipendenti alla sede dell’ ente. In particolare le attività eseguite secondo le tecniche investigative di osservazione, controllo, pedinamento, intercettazioni telefoniche, videoregistrazioni, acquisizioni documentali e sommarie informazioni, hanno consentito di disvelare il modus operandi degli indagati che attestavano falsamente la propria presenza sul luogo di lavoro, dapprima mediante l’indicazione fittizia di orari di ingresso e uscita nel registro delle presenze giornaliere predisposto dall’ente e, successivamente, mediante timbrature del cartellino marcatempo. Ciò consentiva loro di truffare l’Amministrazione statale, percependo una ingiustificata retribuzione. Le attività eseguite hanno fatto emergere un grave quadro indiziario a carico degli indagati, per i reati loro ascritti.

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