Contagio esplode in carcere, agenti protestano dopo morte del collega

 

SANTA MARIA CAPUA VETERE. “L’aumento vertiginoso di contagi sia tra il personale dipendente che tra i detenuti, soprattutto in Campania, ci costringe a riflettere sull’efficacia delle misure di contenimento messe in atto dall’amministrazione penitenziaria”. Lo sottolineano in una nota cinque sigle sindacali della polizia penitenziaria (Osapp, Sinappe, Uil Pa PP, Uspp e Fns Cisl) che in Campania, in una comunicazione fatta pervenire, tra gli altri, al provveditore regionale Antonio Fullone, annunciano la proclamazione dello stato agitazione con il rifiuto alla partecipazione alle convocazioni indette dalle direzioni penitenziarie sui protocolli locali Covid 19.

 

“E’ ancora vivo nei nostri cuori – ricordano i sindacati – il dolore per la perdita di un altro collega (un 56enne di Sant’Andrea del Pizzone, ndr) che prestava servizio presso il carcere di Santa Maria Capua Vetere che, purtroppo si aggiunge alla triste lista dei decessi che ha coinvolto anche il dirigente sanitario di Secondigliano. Non possiamo piu’ tollerare questa modalita’ di gestione dell’emergenza a tutti i livelli. Nelle ultime settimane c’e’ stato un continuo aumento di casi di Coronavirus negli istituti penitenziari della regione ed anche a livello nazionale, cosi’ come risulta dai dati forniti dall’Amministrazione Penitenziaria. Probabilmente, se fossero state raccolte le nostre grida di allarme lanciate da tempo, avremmo potuto fronteggiare l’emergenza con i quantitativi necessari di dispositivi protezione individuali, mascherine, tute, guanti, barriere para fiato, gel igienizzanti sono a dir poco insufficienti e spesso bisogna elemosinare cio’ che dovrebbe essere un diritto fondamentale, il diritto alla salute Costituzionalmente garantito, a poco servono i protocolli di sicurezza se poi non sono attuabili con le risorse a disposizione”.

 

“Piuttosto serve un potenziamento di risorse umane e materiali, ad oggi non si riescono a garantire neanche i cambi ai colleghi per consumare i pasti. I turni di servizio vanno ben oltre le sei ore lavorative anche nei servizi di piantonamento e nei reparti COVID, dove i poliziotti penitenziari spesso si ritrovano impiegati senza idonei dispositivi di protezione. Cio’ avviene anche nei servizi di traduzione, laddove non si riescono a garantire ne’ distanziamento ne’ frequenti sanificazioni. Le condizioni dei luoghi di lavoro, compresi i servizi igienici, sono sempre piu’ fatiscenti, nonostante le nostre molteplici segnalazioni. Solo dopo quindici giorni dalla sottoscrizione del protocollo quadro regionale COVID e’ giunta la prima convocazione da parte delle direzioni”.

 

“In questo scenario sempre piu’ insostenibile, – concludono i cinque sindacati – in segno di protesta proclamano lo stato di agitazione e non sottoscriveranno alcun protocollo locale COVID in tutte le sedi periferiche. Nel contempo chiediamo al Provveditore, i qualita’ di organo ispettivo, di farsi garante del rispetto delle norme sulla sicurezza e l’igiene dei luoghi di lavoro da parte delle singole direzioni, nonche’ del rispetto delle relazioni sindacali, sempre piu’ rarefatte”.

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