Ha genitori positivi e paga 400 euro a un’ambulanza privata per portare il papà in ospedale

 

CASERTA. Equipaggi monopolizzati dal Covid e le ambulanze private ne approfittano: cifre da viaggio esotico per trasportare un positivo in ospedale.

 

Le 22 ambulanze del 118 casertano sono tutte riservate al Covid e non riescono ad assicurare un servizio efficiente; le attese per l’arrivo di un’ambulanza sono in media di 24-48 ore, poi i mezzi, dopo il trasporto, devono andare alla misericordia di Caivano (associazione che ha l’appalto per il servizio del 118) per la sanificazione, perdendo altre ore. Ci sono poi i malati di altre patologie, per i quali restano solo le ambulanze private, con tariffe alte; proprio a queste ultime si rivolgono per le emergenze numerosi malati, Covid e non; e cosi’ che e’ sviluppato un business con molte ambulanze che arrivano anche dal napoletano. La sensazione e’ quella di una “giungla”.

 

 

“Vi sono ambulanze private – denuncia un volontario all’Ansa – che fanno trasporto Covid, facendosi pagare tra i 4-500 euro, e senza alcuna tutela dei malati. Ci sono casi di mezzi che la mattina portano i dializzati negli appositi centri, e nelle 3-4 ore di attesa, fanno servizio Covid, dopo essere stati chiamati da pazienti disposti a pagare per essere portati negli ospedali dove verranno ricoverati. Credo che una mano importante al 118 potrebbe darla la Croce Rossa di Caserta, che pero’ e’ assente a differenza di quella di Napoli”.

 

 

“Al nostro centralino – continua a raccontare il volontario – ci chiamano persone che hanno bisogno di assistenza ospedaliera, perche’ malati di Covid, che vengono indirizzate in modo non corretto dal 118 verso ambulanze private. Poche notti fa mi ha chiamato una ragazza di San Nicola la Strada che piangeva disperata perche’ aveva entrambi i genitori anziani malati di Covid; mi ha raccontato che ha dovuto pagare 400 euro ad un’ambulanza privata per far portare il papa’ al pronto soccorso dell’ospedale di Caserta, mentre la madre, invalida, e’ rimasta da sola a casa, con il pannolone sporco di escrementi, e nessuno che potesse assisterla; gli operatori socio-sanitari si sono rifiutati di entrare, per non rischiare il contagio. Lei ci chiedeva di prendere la madre e portarla al pronto soccorso, ma non potevo farlo, e cosi’ a malincuore ho dovuto riattaccare”.

 

Il volontario racconta anche di essere stato chiamato “da persone residenti a Calvi Risorta, che erano disposte a pagare qualsiasi cifra se io mi fossi recato da loro con un’ambulanza dotata di ossigeno, e avessi caricato un loro congiunto malato di Covid”. Ci sono poi i malati “ordinari”, “che sono ormai totalmente abbandonati”.

 

 

“Pochi giorni fa – riferisce il testimone all’agenzia – mi chiamo’ una donna che aveva un forte dolore dovuto ad una lombosciatalgia, e che non riusciva muoversi; voleva farsi accompagnare dalla mia ambulanza in ospedale, dopo che aveva chiamato invano il 118 e la guardia medica. Anche in quel caso ho dovuto dire di no”.

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