CASERTA. “L’assistenza territoriale funziona nonostante le oltre 16mila persone da monitorare e assistere, e si basa sul lavoro congiunto tra medici di medicina generale e i Team-Covid. E i sindaci che lanciano continue accuse fanno solo sciacallaggio”.
E’ quanto afferma all’agenzia Ansa il direttore generale dell’Asl di Caserta, Ferdinando Russo, preoccupato per la situazione del Casertano, con gli ospedali sempre sull’orlo del collasso e migliaia di pazienti da assistere a casa. Su 16395 persone attualmente positive al Covid, oltre 220 sono ricoverate negli ospedali gestiti dall’Asl, in particolare al Covid Hospital di Maddaloni e al Melorio di Santa Maria Capua Vetere, e all’azienda ospedaliera di Caserta. Ma la stragrande maggioranza , poco oltre le 16mila persone, sono a casa senza sintomi o con pochi sintomi, per cui vanno assistite. “Il sistema territoriale – dice Russo – sta tenendo, e’ ovvio che assistere tutte queste persone non e’ semplice, ma ci stiamo riuscendo, con un’organizzazione che prevede vari step”.
Vincenzo Grella, funzionario-medico dell’Asl, responsabile del Team-Covid del distretto di Grazzanise e dell’attivita’ di effettuazione dei tamponi con modalita’ drive-in, afferma che i “ritmi di lavoro sono incessanti, prendiamo servizio alle 9 di mattina per finire di solito alle 22 o anche oltre. Assistere migliaia di persone e’ molto complicato, e’ vero che nelle scorse settimane abbiamo accumulato grandi ritardi sull’effettuazione dei tamponi, ma quell’arretrato, stimato in migliaia di test, stiamo riuscendo ad azzerarlo grazie ad un protocollo organizzativo attuato dalla direzione generale, che prevede la presenza di varie strutture interconnesse che entrano in azione a seconda della gravita’ dei pazienti. Ed oggi, non appena ci viene comunicata la necessita’ di effettuare un tampone a casa, riusciamo ad intervenire nelle 48 ore successive; si stanno poi rivelando fondamentali le postazioni drive-in, che abbiamo allestito in modo fisso ad Aversa, Mondragone, Teano, Santa Maria Capua Vetere; qui vi operano soprattutto infermieri. Basta pensare che ieri ad Aversa abbiamo praticato 980 tamponi al drive-in, due giorni fa oltre 1200; certo, spesso si creano file di auto, ma solo quei cittadini che vogliono avere informazioni. Alla postazione devono venire solo persone chiamate dall’Asl a fare il tampone”. Ma e’ il protocollo di intervento adottato dall’Asl che sembra funzionare.
“Il primo input all’Asl – spiega Grella – arriva quasi sempre del medico di medicina generale, che allerta una struttura primo livello, il cosiddetto ‘team spoke’, composto da Usca (Unita’ Speciali di continuita’ assistenziale) che fanno prima visita a domicilio, interloquendo con i medici generici; qualora il paziente presenti sintomi piu’ rilevanti – prosegue Grella – interviene una struttura di secondo livello, l’Hub, in cui i vari team sono formati da specialisti come pneumologi, cardiologi, anestesisti; questi team si interfacciano con il 118, ma per evitare di ingolfare il lavoro del servizio di trasporto, l’Asl ci ha fornito due ambulanze dedicate, che prendono i malati e li portano in ospedale a fare analisi importanti, come le tac o l’angiotac; ieri ne abbiamo fatte quattro”. (