Ordinavano caffè, ma era droga: chieste 5 condanne

 

CAPUA/SANTA MARIA CAPUA VETERE. Droga ordinata come se fosse caffè, chieste 5 condanne. Nella giornata di ieri si è tenuta la requisitoria nel processo sullo spaccio di droga tra Capua e Santa Maria Capua Vetere. Il pm Chiara Esposito ha chiesto ha chiesto 6 anni e 8 mesi di reclusione per Antonio Di Rienzo e per la sua compagna Lucia Amendola; 6 anni per Gianluca Coppola; 4 anni ciascunoper Biagio De Gennaro ed Antonio Crispino. Gli indagati sono di Capua, San Prisco, Santa Maria Capua Vetere e Caivano.

 

L’inchiesta

 

Le indagini hanno consentito di: documentare numerosi episodi di cessione di sostanze stupefacenti da parte degli indagati ad un numero significativo di clienti nella zona ricadente tra i comuni di Curti, San Prisco, Casapulla, Santa Maria Capua Vetere e paesi limitrofi; rilevare un collaudato sistema di consegna dello stupefacente che prevedeva appuntamenti presso l’abitazione degli indagati o dei cessionari, oppure presso altri luoghi, di volta in volta, individuati; risalire sia al dato qualitativo sia quantitativo delle sostanze stupefacenti, atteso che le cessioni avevano principalmente ad oggetto involucri di hashish, cocaina e crack rispettivamente per un importo di 10 euro per ogni 1-2 grammi, 10 euro per ogni 0,1 grammi ed un prezzo dai 30 ai 50 euro per 0,3/0,5 grammi; riscontrare che le persone colpite dal provvedimento cautelare si sono rese responsabili, singolarmente ed in concorso, di complessivi 248 episodi di cessione di narcotico e 25 di detenzione di elevato quantitativo di hashish ai fini di spaccio; trarre in arresto in flagranza di reato 4 persone e sottoporre complessivamente a sequestro 860 grammi di hashish e 90 di marijuana.

 

I contenuti delle conversazioni captate, che avvenivano attraverso un linguaggio criptico e convenzionale, decodificato dai Carabinieri (lo stupefacente veniva indicato facendo ricorso a termini del tipo “caffè”, “biglietti”, “prevendite”, “bollette”, “caldaia”, “piccolo”, “grande” eccetera), hanno consentito di appurare e fotografare le modalità con cui gli indagati realizzavano l’illecita attività.

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