Rca false, postepay segnale d’allarme. Trentamila truffati dal sistema dei Catena
VILLA LITERNO. Potrebbero essere almeno trentamila le vittime in tutta Italia delle truffe alle assicurazioni realizzate dal gruppo, con base a Villa Literno, smantellato dall’indagine della Procura di Santa Maria Capua Veter(denominata operazione Reste) che ha portato dieci persone in manette – due in carcere e otto ai domiciliari – mentre altre sei sono state raggiunte dalla misure cautelari dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e dell’obbligo di dimora. Un’indagine partita da Milano, dove hanno sede legale molte delle compagnie assicurative truffate, e trasferita per competenza a Santa Maria Capua Vetere.
“Solo noi abbiamo accertato la presenza di almeno tremila denunce per truffa – ha spiegato in conferenza stampa Alessandro Di Vico, sostituto procuratore di Santa Maria Capua Vetere titolare del fascicolo d’indagine – ma si tratta di un dato che non rappresenta neanche il 10% delle truffe effettivamente perpetrate. Purtroppo molti cittadini assicurati si accorgono del raggiro solo se fanno un incidente stradale o se vengono controllati per strada dalle forze dell’ordine”.
Moltissime le compagnie truffate, con un sistema tanto semplice quanto efficace, che andava avanti dal 2012, e che avrebbe permesso all’associazione di guadagnare anche 15mila euro al giorno; i promotori, i fratelli Dionigi e Federico Catena (finiti in carcere), il primo incappato anche in un’indagine diversi anni fa, commercializzavano le polizze attraverso siti web di finti intermediari assicurativi, applicando un prezzo che era inferiore a quello ordinario del 10%; il risparmio attirava i clienti, cosi’ come la precisa organizzazione curata dai fratelli Catena, che si avvalevano anche di call center.
Nove i siti web tuttora attivi che sono stati posti sotto sequestro, ma nel corso delle indagini ne sono stati trovati ben 78 che reclamizzavano polizze contraffatte. Roberto Copia, capo della Divisione di Vigilanza e Distribuzione 1 dell’Ivass (Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni), afferma che “ogni giorno blocchiamo siti sospetti; durante il lockdown la pericolosita’ di questi siti e’ aumentata, ma bisogna anche ammettere che ultimamente arrivano al nostro contact center piu’ segnalazioni di persone insospettite, magari dal basso prezzo praticato dai siti, che truffate”. Antonio Coppola, capo del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Milano, evidenzia come “le condotte illecite del gruppo, sebbene l’indagine si fermi al 2017, andavano ancora avanti, e solo gli arresti di oggi le hanno fermate”.
I soldi guadagnati con la truffa venivano reinvestiti attraverso societa’ intestate a prestanomi nei piu’ svariati campi, dalla vendita di auto all’abbigliamento, dalle sale slot alle scommesse online; settori, questi ultimi, da sempre gestiti dalla criminalita’ organizzata. Gli inquirenti pero’ non avrebbero trovato legami tra i Catena e i clan attivi nel territorio casertano. “Anche se non abbiamo accertato l’esistenza di rapporti tra il gruppo e i clan di camorra – ha spiegato il Procuratore di Santa Maria Capua Vetere Maria Antonietta Troncone – sappiamo come queste attivita’ molte remunerative, dove il guadagno e’ tanto e i rischi pochi, sono guardati con grande interesse dalla criminalita’ organizzata”.
Come evidenziato dalla Procura in sede di conferenza stampa l’utilizzo delle postepay rappresenta quasi sempre un segnale di scarsa affidabilità della compagnia assicurativa e quindi di possibile raggiro. I proventi dei reati di truffa erano successivamente reinvestiti, ostacolando dunque l’identificazione della loro provenienza delittuosa, attraverso al predisposizione e l’attuazione di un articolato meccanismo, che consisteva nel far transitare il denaro accumulato quale corrispettivo dei contratti di assicurazione Rca falsi su diverse carte postepay intestate a prestanome (nel corso nelle indagini ne sono stati identificati almeno 280).