Fratello del pentito minaccia gli operatori della comunità per un cellulare

 

MARCIANISE. Gli hanno revocato l’affidamento ai servizi in prova per aver minacciato gli operatori della comunità. Nessuno sconto per Salvatore Buttone, fratello dei collaboratori di giustizia Claudio e Bruno. Nel settembre 2017 il tribunale di sorveglianza di Napoli applicò nei confronti del 43enne, coinvolto ormai dieci anni fa nell’inchiesta Wild Poster, la misura alternativa dell’affidamento in prova al servizio sociale.

 

Lo scorso settembre però il magistrato di Santa Maria Capua Vetere dispose la revoca di tale misura a causa di un’aggressione verbale con minacce avvenuta nei confronti degli operatori della comunità terapeutica in cui era inserito. Buttone aveva, infatti, tentato di sottrarsi a un controllo di routine, ostentando – secondo l’accusa – la appartenenza a organizzazioni criminali.

 

Il legale di Buttone – avvocato Francesco Liguori – contestò il provvedimento impugnandolo in Cassazione puntando sul fatto che il cellulare contestato in realtà non fu trovato nemmeno dopo la perquisizione dei carabinieri. La Suprema Corte però ha evidenziato che la sospensione della misura alternativa non era dovuta alla questione dello smartphone, ma alle minacce rivolte agli operatori

 

“Il provvedimento di revoca è stato adottato, essenzialmente, a partire dal comportamento aggressivo e gravemente minatorio assunto da Buttone nei confronti degli operatori della comunità, consistente finanche nella evocazione della propria appartenenza ad organizzazioni criminali” hanno scritto gli ermellini nelle motivazioni depositate nei giorni scorsi.

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