Colpito alla testa da un branco di detenuti: le condizioni degli agenti feriti nella rivolta

 

 

SANTA MARIA CAPUA VETERE. Otto feriti, quattro all’ospedale, quarantacinque detenuti trasferiti, dodici ore di tensione. E’ questo il bilancio dell’ennesima giornata d’inferno nel carcere di Santa Maria Capua Vetere.

 

Il bilancio

Degli otto agenti contusi quattro sono finiti in ospedale. Nella rivolta della notte sono rimasti contusi Domenico C., 59 anni, di Benevento e Claudio M., 55 anni, di Solopaca, entrambi condotti ad Aversa e subiti dimessi.

 

Nella rivolta di stamattina altri sei tra contusi e feriti: il caso più serio riguarda Luciano I., 55 anni, di Lusciano, colpito alla testa da diversi detenuti e accompagnato ad Aversa con un trauma cranico. Lievemente contuso anche Aldo D., 52 anni, di Pignataro Maggiore, anche lui finito al Moscati.

 

La ricostruzione

La tensione e’ iniziata la notte scorsa quando un detenuto extracomunitario ha dato fuoco alla cella; gli agenti sono intervenuti per soccorrere il recluso aprendo le sbarre, e sono stati aggrediti con sgabelli e altri oggetti anche da un altro detenuto. Hanno comunque provato a portare i due in infermeria, ma durante il tragitto l’aggressione e’ ripresa con violenza; alla fine sei agenti sono rimasti feriti, tre dei quali portati in ospedale con contusione e trauma cranico. In mattinata la rivolta si e’ estesa a tutti i detenuti del reparto Danubio; armati di lamette, coltellini e altri armi improvvisate, hanno aggredito gli agenti – due dei quali sono rimasti feriti – che sono stati salvati dai loro colleghi. Gli altri poliziotti hanno cosi’ deciso di non entrare nel reparto ormai occupato per protesta e per evitare altra incriminazione dopo quella di due giorni fa.

 

Per sbloccare la situazione sono intervenuti il vice-capo del Dap Roberto Tartaglia, il provveditore regionale Antonio Fullone e il procuratore aggiunto di Santa Maria Capua Vetere Alessandro Milita. Dopo alcune ore di mediazione, nel primo pomeriggio la protesta e’ rientrata, con la decisione di trasferire i detenuti responsabili dei disordini. Il capo del Dap, Bernardo Petralia, giunto al carcere in serata, ha monitorato costantemente l’evolversi dei fatti e ha disposto l’invio da parte del Gruppo Operativo Mobile della Polizia Penitenziaria di oltre 70 unita’ negli istituti della Campania.

 

“I torturati siamo noi”, hanno detto in coro i sindacalisti degli agenti. Sulla vicenda e’ intervenuto anche il leader della Lega Matteo Salvini, che gia’ giovedi’ era stato in carcere per portare la sua solidarieta’ agli agenti che hanno ricevuto gli avvisi di garanzia. In un post su Facebook, con tanto di foto, Salvini ha scritto. “Alfonso Bonafede: Dove sei?” Al carcere sono giunti anche esponenti politici locali di Fratelli d’Italia e Lega unendosi al coro critico contro il Guardasigilli. Nel pomeriggio il ministro della Giustizia Bonafede e il capo del Dap Petralia hanno telefonato ai poliziotti penitenziari feriti. A tutti, secondo quanto si apprende da fonti del Dap, hanno espresso la loro vicinanza e la gratitudine per il coraggio e l’impegno dimostrati in una situazione particolarmente difficile e gravosa come quella di oggi.

 

“C’è chi soffia sul fuoco”

“A Santa Maria Capua Vetere la situazione è incandescente e forse qualche responsabilità di chi ha soffiato sul fuoco c’è”. Così il Garante nazionale dei diritti dei detenuti Mauro Palma commenta all’Adnkronos le tensioni che si stanno registrando nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. “Da un lato – spiega -, continuo a sostenere che dobbiamo mantenere un riconoscimento nei confronti di tutti gli operatori carcerari, in particolare della Polizia penitenziaria che in questo periodo difficile ha garantito la continuità istituzionale; dall’altro lato, devo però dire che se c’è un’indagine in corso su comportamenti scorretti non va presa come un’offesa ma come un elemento di valore. Perché significa che la maggior parte del Corpo agisce correttamente, che possano esserci state condotte che non sono la normalità ma l’eccezione. E l’indagine è un riconoscimento”.

 

“Certo più discrezione e meno pubblicità riguardo all’operazione di notifica sarebbe stata opportuna”, aggiunge Palma. “Quando si mettono in campo queste situazioni poi c’è il rischio che si arrivi a episodi deprecabili come gli atti di violenza contro i lavoratori operati dai detenuti”, evidenzia Palma che si tiene in contatto per essere aggiornato sulla situazione. “Ho piena fiducia di come le istituzioni stanno rispondendo”.

 

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