MADDALONI. Riesame libera tutti. Da giovedì 5 delle 8 persone finite in carcere nel maxi blitz del mese scorso sono state scarcerate dal tribunale della Libertà che ha accolto l’istanza presentata dai legali disponendo la revoca della custodia cautelare in carcere.
Regime di detenzione casalinga dunque per Lidia Maricela Apostolie, Ernesto Di Cicco, Antonio Di Vico, Achille Fiorillo ed Antonio Mastropietro ’71 (difeso dall’avvocato Mario Corsiero). Istanza rigettata invece per i due personaggi chiave dell’inchiesta e perni dell’organizzazione, Salvatore D’Albenzio e Dino Spallieri. Proprio alla luce della conferma della loro detenzione in carcere, i giudici hanno ritenuto l’impossibilità per gli altri indagati per reiterare il reato: dentro i capi del sodalizio non c’era infatti più modo di favorire l’ala maddalonese dei Belforte. In cella resta anche Giuseppe Amato di Cervino, già detenuto al momento del blitz.
Gli otto (ai quali si aggiunge un nono ai domiciliari già quando scattò l’operazione) sono indagati a vario titolo per associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti nonché porto e detenzione di armi da fuoco, anche alterate, con relativo munizionamento; trattasi di reati commessi prevalentemente nell’agro di Maddaloni, tra il 2017 e il 2019, e aggravati dal cosiddetto “metodo mafioso” perché realizzati avvalendosi delle condizioni di assoggettamento ed omertà, di cui all’art. 416 bis c.p., nonché al fine di agevolare l’organizzazione camorristica di appartenenza per affermarne la supremazia sul territorio.
“In tale contesto, è venuto ad evidenza il ruolo predominante assunto dal pregiudicato D’ALBENZIO Salvatore, figlio di Domenico detto ‘o faraon, il quale aveva coalizzato attorno a sé una serie di pregiudicati, tra cui SPALLIERI Palladino, suo braccio destro, e AMATO Giuseppe, APOSTOLIE Lidia Maricela, DI CICCO Ernesto, DI VICO Antonio, MASTROPIETRO Antonio, RUSSO Vincenzo e FIORILLO Achille, che direzionava sia nel settore delle estorsioni, in pregiudizio di imprenditori ed esercizi commerciali, sia nell’ambito degli stupefacenti.” rilevarono gli inquirenti.
“Salvatore D’ALBENZIO è stato in grado di gestire, nonostante fosse ristretto agli arresti domiciliari, attività estorsive e spaccio di droga, facendo leva sulla forza di intimidazione del vincolo associativo e sulla conseguente condizione di assoggettamento e omertà in cui versa quel contesto sociale. È stata documentata, infatti, la commissione di molteplici delitti in materia di stupefacenti e connessi alle armi, ma soprattutto il tentativo di D’ALBENZIO Salvatore e SPALLIERI Palladino di imporre sull’area maddalonese il monopolio nel remunerativo settore dell’installazione di apparecchi automatici per la distribuzione di caffè, snack e bevande. Allo stesso tempo, è stata documentata la commissione di svariate condotte estorsive in danno di imprenditori e commercianti dell’area, realizzate col cosiddetto metodo delle tre rate: “Natale, Pasqua e Ferragosto”.”
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