CASAPESENNA. Pontevico, provincia di Brescia, a ridosso dell’epicentro dell’epidemia. Palazzina dai colori tenui, un portoncino verde. Tapparelle abbassate e una bandiera tricolore a rendere meno anonimo lo scenario. E’ qui che vive adesso Pasquale Zagaria, una delle scarcerazioni più clamorose di questa ondata post pandemia.
Zagaria è stato liberato dal carcere di Sassari per motivi di salute ed è ai domiciliari nel Bresciano, zona d’origine della moglie. Il giornalista Klaus Davi per la prima volta ha provato ad avvicinarsi a “Bin Laden”, soprannome col quale è conosciuto il fratello del boss Michele Zagaria.
Un tentativo andato a vuoto. La stessa famiglia ha chiamato i carabinieri giunti sul posto come testimonia il video pubblicato in esclusiva dal canale ufficiale di Klaus Davi.
Il giornalista e massmediologo Klaus Davi è stato identificato ieri attorno alle 14 da una gazzella dei carabinieri davanti alla casa del boss Pasquale Zagaria. Il giornalista, che cura per TgCom24 la rubrica “I Fuorilegge” insieme al direttore Paolo Liguori, stava tentando di realizzare un’intervista al camorrista. A rivelarlo è lo stesso Klaus Davi. Il giornalista ha sostato per 4 ore davanti alla casa del boss. I tre carabinieri gli hanno chiesto le generalità e i motivi della sua sosta. Il giornalista ha risposto: «Vorrei strappargli qualche battuta. È da un po’ che non intervisto qualche boss della camorra». Il fatto è accaduto a Pontevico, in provincia di Brescia, il paese in cui Zagaria si trova agli arresti domiciliari.
«Penso che Pasquale Zagaria abbia violato le regole della Camorra chiamando i carabinieri per allontanarmi dalla sua abitazione. Volevo solo intervistarlo e regalargli il libro del mio amico Gennaro Sangiuliano “Il nuovo Mao” sulla Cina di Xi Jinping, perché so che è un accanito lettore. I carabinieri sono stati molto professionali e gentili», ha dichiarato il massmediologo e giornalista Klaus Davi, imprenditore della comunicazione nonché consigliere comunale a San Luca (RC). «Poiché la reazione di Zagaria è stata spropositata nel chiamare i carabinieri, magari ha pensato che fossi un killer di una fazione rivale. Per me è assolutamente normale intervistare tutti i big boss di ‘Ndrangheta, Mafia e Camorra. Da Piromalli a Pesce, da Labate a Polimeni, da Inzerillo a Nirta, tutti mi hanno rilasciato dichiarazioni».
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