“Camorra arruola con lavoro e soldi i poveri del virus”. E la droga viene già portata a domicilio

 

CASERTA. “Rischiamo di consegnare la nostra economia alla camorra”. E’ l’allarme lanciato da Federico Cafiero de Raho, procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo e simbolo nella lotta al clan dei Casalesi nel decennio della caccia ai latitanti, che in un’intervista a “La Repubblica” mette in guardia dal rischio che “la camorra tragga nuovo potere da una situazione di sofferenza collettiva”.
Secondo Cafiero de Raho “purtroppo anche stavolta le organizzazioni criminali hanno dimostrato di saper guardare lontano, perché hanno già occupato settori che assumono rilevanza ancora maggiore rispetto al passato. Penso alle infiltrazioni nelle imprese di pulizie, nei trasporti su gomma delle merci e, in particolar modo, dei prodotti ortofrutticoli. Ma anche all’accaparramento di centri di grande distribuzione alimentare. E in questi anni abbiamo visto denaro dei clan investito anche nell’acquisto di farmacie”.
In questo modo “adesso i gruppi più strutturati si ritrovano già inseriti nei settori produttivi che non si sono fermati e anzi rappresentano le uniche voci attive dell’economia”. Inoltre, prosegue Cafiero de Raho, “la camorra si sta adeguando alle necessità imposte da questa particolare fase storica: chiuse le piazze di spaccio, la droga viene consegnata a domicili”.
C’è poi “la crisi di liquidità che sta investendo un numero enorme di famiglie rappresenta una formidabile opportunità per la malavita. Ora che molti strati della società hanno perso le loro fonti di reddito, sia quelle provenienti dal sommerso, sia quelle garantite dal lavoro in settori costretti alla chiusura forzata, chi ha messo da parte tanti i soldi, a cominciare dai narcos, detiene un potere immenso. Le cosche possono offrire soldi e lavoro a persone che a causa dell’epidemia hanno perso tutto”.
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