La lettera di un medico del civile: “Pronti a una guerra con 150 posti. Vediamo giovani intubati”

CASERTA. Pubblichiamo la lettera appello di Lucia Potenza, medico dell’ospedale Sant’Anna e San Sebastiano, in prima linea come i suoi colleghi e l’intero settore della sanità nella battaglia contro il Coronavirus.

 

LETTERA AI FORMICOLANI, AI CASERTANI, AI CITTADINI TUTTI

Cari amici,

Per chi non mi conoscesse mi presento, sono la Dott.ssa Prof.ssa Lucia Potenza, Medico Radiologo, Responsabile della Senologia Diagnostica presso l’Azienda Ospedaliera di Rilievo Nazionale e di Alta Specializzazione “S. Anna e S. Sebastiano” di Caserta, Docente a contratto presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia della Università “Luigi Vanvitelli” e Direttrice Sanitaria della Croce Rossa Provinciale di Caserta.

Semplicemente Lucia per chi mi conosce.

Ma soprattutto sono un essere umano, una donna, una mamma. Cercherò quindi di trasmettere alle persone “non addette ai lavori” e più lontane alla nostra realtà, cosa stiamo vivendo a Caserta in questi giorni di pandemia da #Covid-19. Capisco la necessità di non creare panico, ma quando il messaggio della pericolosità di ciò che sta accadendo non arriva, nonostante ce lo stiano facendo capire in tutti i modi possibili e vedo ancora molte persone che irresponsabilmente, incivilmente e disumanamente “se ne fregano” (perdonatemi ma sono obbligata a parlare così) non rispettando le disposizioni governative, regionali e comunali, rabbrividisco.

Ricordo ancora il mio turno di due settimana fa passato, come spesso accade, senza chiudere occhio, in attesa di una chiamata dalla microbiologia del Cotugno di Napoli. Si aspettava l’esito di un tampone sul primo paziente sospetto del nostro ospedale, pensando a quali conseguenze ci sarebbero state per noi e per la nostra Azienda. Io stessa guardavo con un po’ di stupore le riorganizzazioni dell’intero ospedale nella settimana precedente, quando il nostro nemico attuale era ancora nell’ombra: i reparti piano piano letteralmente “svuotati”, le attività elettive interrotte, le terapie intensive liberate per creare quanti più posti letto possibili. I container in arrivo davanti al pronto soccorso per creare percorsi diversificati ed evitare eventuali contagi. Tutta questa rapida trasformazione portava nei corridoi dell’ospedale un’atmosfera di silenzio e vuoto surreale che ancora non comprendevamo, in attesa di una guerra che doveva ancora iniziare; se ci ripenso mi sembra quasi ridicola e ingiustificata la mia agitazione per un solo possibile caso, ora che ho visto quello che sta accadendo.

 

Bene, la situazione ora sta drammaticamente cambiando. La guerra sta letteralmente per esplodere e le battaglie saranno ininterrotte giorno e notte. Uno dopo l’altro i poveri malcapitati iniziano a presentarsi in pronto soccorso. Hanno tutt’altro che le complicazioni di un’influenza. Piantiamola di dire che è una brutta influenza. In quasi 40 anni di professione ho imparato che le persone non vengono in pronto soccorso per un’influenza, soprattutto a trent’anni quando si è nel pieno della vita. Perché qual e’ la differenza (ora scendo un po’ nel tecnico): nell’influenza classica, a parte contagiare molta meno popolazione nell’arco di più mesi, i casi si possono complicare meno frequentemente, solo quando il VIRUS distruggendo le barriere protettive delle nostre vie respiratorie permette ai BATTERI normalmente residenti nelle alte vie di invadere bronchi e polmoni provocando casi più gravi. Il Covid 19 causa una banale influenza in molte persone giovani, ma in tanti anziani (e non solo) una vera e propria SARS perché arriva direttamente negli alveoli dei polmoni e li infetta rendendoli incapaci di svolgere la loro funzione. L’insufficienza respiratoria che ne deriva è spesso grave e dopo pochi giorni di ricovero il semplice ossigeno che si può somministrare in un reparto può non bastare. Non respirano abbastanza, hanno bisogno di ossigeno. Le terapie farmacologiche per questo virus sono poche. Il decorso dipende prevalentemente dal nostro organismo. Noi possiamo solo supportarlo quando non ce la fa più. Si spera prevalentemente che il nostro organismo debelli il virus da solo, diciamola tutta. Le terapie antivirali sono sperimentali su questo virus e impariamo giorno dopo giorno il suo comportamento. E scusatemi, ma a me come medico non tranquillizza affatto che i più gravi siano prevalentemente anziani con altre patologie. Anche perchè non è vero! Vi assicuro, avendo assistito con i miei occhi, poi che quando vedete gente giovane che finisce in terapia intensiva intubata, pronata o peggio in ECMO (una macchina per i casi peggiori, che estrae il sangue, lo ri-ossigena e lo restituisce al corpo, in attesa che l’organismo, si spera, guarisca i propri polmoni), tutta questa tranquillità per la vostra giovane età vi passa.

 

E mentre ci sono sui social ancora persone che si vantano di non aver paura ignorando le indicazioni, protestando perché le loro normali abitudini di vita sono messe «temporaneamente» in crisi, il disastro epidemiologico si va compiendo. Gli esami, la radiologia sempre con la stessa sentenza: polmonite interstiziale bilaterale, polmonite interstiziale bilaterale, polmonite interstiziale bilaterale. Tutti da ricoverare. Qualcuno già da intubare e va in terapia intensiva. Per altri invece è tardi… La terapia intensiva diventa satura, e dove finisce la terapia intensiva se ne creano altre. Ogni ventilatore diventa come oro: quelli delle sale operatorie che hanno ormai sospeso la loro attività non urgente diventano posti da terapia intensiva che prima non esistevano e non esistono più chirurghi, urologi, ortopedici, infermieri, tecnici siamo unicamente medici e operatori sanitari che diventano improvvisamente parte di un unico team per fronteggiare questo tsunami che ci sta travolgendo.

 

Purtroppo è un dato di fatto, chi non vive in Lombardia in questo momento ha una percezione completamente falsata della gravità di questa pandemia. Giusto per farvi capire veramente di cosa stiamo parlando, pensate che a Bergamo ci sono più contagiati di quanti ce ne sono in tutto il Lazio, Friuli, Campania, Puglia, Sardegna, Calabria, Sicilia, Umbria, Abruzzo, Valle d’Aosta, Molise, Basilicata e Trentino messe assieme. A Bergamo, normalmente, muoiono circa 3/4 persone al giorno. L’anno scorso, tra il 9 e il 13 marzo, ne sono morte 18. Quest’anno, tra il 9 e il 13 marzo, ne sono invece morte 146. Centoquarantasei. In un solo giorno, in una città in cui di solito ne muoiono 3, ne sono morte 50. Per fortuna, ad oggi, il numero di contagiati che abbiamo in Regione Campania – il mio personale plauso da cittadino e da medico per il coraggio e l’intransigenza adottata, assolutamente indispensabile, al Presidente Vincenzo De Luca – non è neanche lontanamente paragonabile a quello di altre zone, ma qualora non si rispettassero tutte le disposizioni previste, anche per noi, tale scenario, sarà inevitabile.

 

PENSATE CHE IN PROVINCIA DI CASERTA RISIEDONO 900.000 ABITANTI,

SAPETE QUANTI POSTI DI TERAPIA INTENSIVA, QUELLI CHE POTREBBERO SALVARCI LA VITA PER INTENDERCI, CI SONO NELLA NOSTRA PROVINCIA?

150

AVETE LETTO BENE!

150

ECCO, PROVATE SOLO PER UN SECONDO AD IMMAGINARE CHE QUEL 151 ESIMO, 152 ESIMO, 153 ESIMO E COSI VIA… POTRESTE ESSERE VOI, I VOSTRI FIGLI, VOSTRA MADRE, VOSTRO PADRE, I VOSTRI FRATELLI, I NONNI. COSA VORREBBE DIRE?

LA MORTE!

VI PREGO! NON METTETECI NELLA CONDIZIONE – PERCHE’ DI QUESTO SI TRATTA – DI DOVERE DECIDERE QUALE VITA SALVARE. PERCHE’ SE POI SCEGLIEREMO, PER MOTIVI SCIENTIFICI, DI SALVARE UNA PERSONA CHE NON SIATE VOI O UN VOSTRO CARO, NON DATECI LA COLPA, LO AVETE UCCISO VOI!

Per questo motivo vi chiedo di aver pietà, si pietà, per quella miriade di persone che potreste sterminare. DOBBIAMO ENTRARE NELL’OTTICA CHE SIAMO TUTTI POTENZIALMENTE POSITIVI A QUESTO VIRUS. Non è colpa vostra, lo so, ma di chi vi mette in testa che si sta esagerando e anche questa testimonianza può sembrare proprio un’esagerazione (voluta) per chi è lontano dall’epidemia, ma per favore, ascoltatemi, ascoltateci, cercate di uscire di casa solo per le cose indispensabili.

Noi operatori sanitari tutti, siamo dove le vostre paure vi potrebbero far stare lontani. Cercate di fare in modo di stare lontani e restare a casa. Noi non possiamo! Non abbiamo alternativa! E qualora avessimo la possibilità di scegliere non faremmo scelta diversa se non quella di restare qui, per voi e per noi tutti. E non siamo nemmeno degli eroi come ci definiscono, in molti, in questi giorni, in modo particolare quelli che fino a ieri erano pronti ad insultarci, denunciarci, aggredirci mentre si aspetta il proprio turno e che oggi invece ci lodano perché maggiormente esposti al contagio o perché sentono la propria vita messa in pericolo. Ma comprendiamo! E anche se siamo consapevoli che una volta finita questa emergenza torneranno ad insultarci e attaccarci perché magari potevamo fare di più, a noi non importerà. Noi siamo e resteremo sempre gli stessi a cui distruggete le ambulanze, i Pronto Soccorsi o graffiate l’auto mentre veniamo offesi perchè non capiamo nulla (mentre voi studiate e vi laureate alla “Google University”). E’ il nostro mestiere! E lo continueremo a fare ugualmente finché risponderà ai principi che ci hanno spinti ad intraprendere questa professione: cercare di far stare meglio e curare i malati, o anche solo alleviare le sofferenze e il dolore a chi non purtroppo non può guarire; continuando a fare in silenzio quello che facciamo ogni giorno. Ecco, quello che sarebbe bello, invece, una volta spenti i riflettori e calato il sipario di questa sventurata ribalta, sarebbe il ri-trovare in Voi un po’ di rispetto per noi nella quotidianità, nel nostro lavoro di tutti i giorni lontano dal clamore, non ringraziamenti ma solo RISPETTO. Questo basterebbe a farci capire che avete capito….

Alla fine cerchiamo solo di renderci utili per tutti. Ora cercate di farlo anche voi però: noi con le nostre azioni influenziamo la vita e la morte di qualche decina di persone. Voi con le vostre, in questa situazione, molte di più. Per favore CONDIVIDETE e fate CONDIVIDERE questo messaggio. Si deve spargere la voce per evitare che in tutta Italia succeda ciò che sta accadendo in Lombardia.

Circa la COMUNITA’ FORMICOLANA della quale, pur se non per sangue ma per adozione, avendomi donato una Famiglia, mi sento figlia e che amo profondamente, ci tengo a comunicare che sono sin dal primo momento in contatto costante con il nostro Sindaco il Dr. Michele Scirocco al quale, assieme a tutti gli altri colleghi medici presenti nel nostro comune, abbiamo dato la nostra pronta e piena disponibilità, in qualsiasi momento, nel collaborare, insieme, come stiamo già facendo, mettendo in campo – come prontamente e diligentemente ha fatto il nostro Sindaco – tutte le misure preventive necessarie al fine di evitare una possibile pandemia locale tutelando così la salute dei cittadini della nostra comunità. Rispettiamo TUTTI le disposizioni! Siamo in buone mani!

Io sono solo uno dei tanti Medici italiani…

Noi restiamo qui!

Voi restate a casa!!

Aiutiamoci!

E vedrete che #andràtuttobene

Exit mobile version