Droga, blitz della Dda nel Casertano: 3 arresti. Svelato codice

 

 

Grazzanise. Nella mattinata odierna, i Carabinieri della Compagnia di Santa Maria Capua Vetere unitamente a quelli della Stazione di Grazzanise (CE) hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli, su richiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli -Direzione Distrettuale Antimafia-, nei confronti di tre cittadini nigeriani ed uno originario del Niger ritenuti responsabili a vario titolo, di associazione per delinquere dedita all’importazione, distribuzione in Italia ex art. 74 D.P.R. 309/90 e trasporto nonché cessione sul territorio nazionale di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente del tipo eroina e cocaina, condotte aggravate ex art. 4 L. 146 del 2006, trattandosi di reato transnazionale.

 

Il provvedimento cautelare costituisce il proseguo di un’articolata attività investigativa, inizialmente coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere e successivamente, attesa la sussistenza di reati associativi a carattere transnazionale, dalla Direzione Distrettuale Antimafia che ha consentito in data 05 novembre 2019 di dare esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare, per i medesimi reati, nei confronti di 16 indagati.

In particolare l’indagine, condotta dal citato Reparto, dall’ottobre 2015 al dicembre 2016, attraverso intercettazioni telefoniche, acquisizione dei piani di volo e delle liste passeggeri dei voli d’interesse, nonché servizi di osservazione, perquisizioni ed arresti in flagranza di reato, ha consentito di:

– contestare l’esistenza e l’operatività di un’organizzazione criminale, composta da cittadini nigeriani presenti sul territorio nazionale ed in altre Nazioni, dedita all’importazione e distribuzione di grossi quantitativi di eroina e cocaina attraverso reiterati trasporti effettuati mediante i c.d. “corrieri ovulatori”, dalla Nigeria, Kenya, Madagascar, Ruanda, Brasile, Turchia, Spagna all’Italia;

– accertare che i corrieri trasportavano gli ovuli di droga all’interno del proprio corpo in quantitativi variabili tra i 500 ed i 1.400 grammi per volta;

– constatare che i pagamenti delle illecite transazioni avvenivano tramite circuiti internazionali di money transfer quali Wester Union o Money Gram ovvero, per i pagamenti in ambito nazionale, anche attraverso accrediti su carte prepagate Postepay;

– appurare che le sostanze stupefacenti, una volta in Italia, venivano illecitamente trasportate e cedute in favore di una fitta rete di “pusher” delle città di Sant’Antimo, Padova, Latina e Cisterna di Latina (LT) che, a loro volta, le rivendevano al dettaglio;

– riscontrare che gli indagati si sono resi responsabili, singolarmente ed in concorso, di complessive 8 importazioni di droga dall’estero e 42 episodi di trasporto illecito e successiva cessione;

– constatare che il costo per l’acquisto di un chilogrammo di eroina all’ingrosso si aggirava intorno ai 30 mila euro e che il guadagno per ogni “corriere ovulatore”, a seconda della complessità del viaggio, variava dai 3000 ai 6000 euro;

– notare che gli indagati, soprattutto i capi o loro gregari, utilizzavano numerosi e diversi sistemi di comunicazioni per eludere le investigazioni (sostituzione di schede telefoniche intestate a soggetti inesistenti o estranei all’indagini, posta elettronica con provider esteri, Call Center, Internet Point e chat line)

– trarre in arresto in flagranza di reato, anche unitamente ad altre forze di polizia, 13 persone;

– sequestrare, complessivamente, 368 ovuli, per un peso complessivo di circa 6 Kg (di cui 4650 gr. di eroina e 1350 gr. di cocaina).

I contenuti delle conversazioni captate, che avvenivano attraverso un linguaggio criptico e convenzionale decodificato dai Carabinieri (lo stupefacente veniva indicato facendo ricorso a termini del tipo “merci”, “vestiti”, “scarpe” mentre l’espressione “mangiare bene” veniva utilizzata per indicare la capacità del corriere di trasportare ovuli nello stomaco), hanno consentito di appurare e fotografare le modalità con cui gli indagati realizzavano l’illecita attività.

Il G.I.P, condividendo l’impianto accusatorio avanzato dalla Direzione Distrettuale Antimafia partenopea, ha disposto per gli indagati la misura della custodia cautelare in carcere.

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