Peppe-Sasà, addio comune per i due ragazzi. La testimonianza choc del primo soccorritore

 

 

San Prisco. Piangeranno insieme. Fianco a fianco, spalla contro spalla, mano nella mano. Non c’è solo il dolore della famiglia Fusco e quello dei Mingione. La morte di Giuseppe e Salvatore, deceduti alle due di notte di sabato in un frontale sulla Variante, è diventato quello di un’intera comunità.

 

Le salme saranno liberate nelle prossime ore: i due ragazzi arriveranno presso la cappellina della Madonna delle Grazie a San Prisco domani alle 13.30 da Caserta mentre i funerali saranno celebrati alle 15. 30 nella chiesa Madre di San Prisco. Un solo popolo unito dentro un unico immenso dolore. Giuseppe e Salvatore si conoscevano bene: erano cresciuti nello stesso paese, avevano 4 anni di differenza (19 uno, 23 l’altro) ed i loro padri sono colleghi. Il primo a giungere sul luogo del disastro in quella maledetta notte è stato il padre di Giuseppe, al quale la vita ha riservato una prova ancora più terribile della perdita della moglie avvenuta quasi tre anni fa.

 

L’impatto è avvenuto poco dopo l’uscita di San Prisco: la Nissan di Giuseppe, trovata quasi al centro della carreggiata dopo l’urto, stava andando verso Caserta, la Golf di Salvatore sarebbe uscita presumibilmente alla fine della Variante, all’uscita di Santa Maria Capua Vetere. Non ci sono testimoni dell’impatto, nè un terzo veicolo coinvolto. Il primo a dare l’allarme è stato un altro giovane di San Prisco, Giuseppe Perugino, provato da quell’esperienza: “Mi sono fermato e ho provato a fare luce col cellulare per capire le loro condizioni, ma non davano più segni di vita. Ho chiamato 118, polizia, vigili del fuoco. Purtroppo non c’era nulla da fare – dice con la voce rotta dall’emozione – Un’esperienza terribile, li conoscevo bene: due ragazzi d’oro. Giuseppe amava lo sport come me, Salvatore era un ragazzo dolce e perbene. Davvero non ci sono parole”.

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