Capua. Le carrozze di ‘prima classe’, vuote, visto anche l’orario del treno, che seguivano la motrice hanno reso il bilancio in termini di vite umane molto meno cruento. E’ questa la verità che gli investigatori non nascondono mentre analizzano la dinamica dell’incidente ferroviario che ieri, alle porte di Lodi, è costata la vita a Giuseppe Cicciù, 52 anni, e Mario Dicuonzo, 59, macchinista e addetto dello Ferrovie dello Stato che viaggiavano sul Frecciarossa partito da Milano e diretto a Salerno.
Un caso visto appunto che non sempre la prima classe viaggia in testa al treno. Rispetto al punto dell’impatto, l’ipotesi a cui lavora la procura è quella di uno scambio posizionato in modo errato dopo dei lavori di manutenzione appena terminati – questo ha portato il convoglio su un binario sbagliato – “le carrozze in testa hanno continuano a correre sulle pietre per 400 metri”. La motrice per un sistema di sicurezza si è staccata dal resto del treno, la seconda carrozza invece ha probabilmente incontrato un ostacolo sul cammino e si è inclinata sui binari.
Il dolore per Giuseppe e Mario corre ovunque: da Reggio Calabria a Capua, città di origine, alle comunità lombarde di Cologno e Pioltello, dove si erano trasferiti, fino ai social. La pagina Facebook di Giuseppe Cicciù è stata trasformata in una pagina in memoria. Una pagina dove in tanti hanno voluto lasciare un messaggio di condoglianze alla famiglia e di rispetto per lui e per Mario Di Cuonzo, il collega con cui ieri è morto nel deragliamento del Frecciarossa 9595 a Ospedaletto Lodigiano. «Eroe della patria» scrive qualcuno.
«Non si può morire così». Ci sono ferrovieri, e loro amici, che invece affidano i commenti ai loro singoli profili. Qualcuno che dice a Peppe «grazie per essere stato il mio maestro», altri che si interrogano su quanto sia «assurdo morire su un treno dotato di alta tecnologia». In molti hanno scelto di cambiare la foto del profilo, mettendo un nastro a lutto o un quadrato completamente nero. Anche nei gruppi sui social dei ferrovieri il succo dei commenti è: «non doveva succedere», «una tragedia assurda, spero si faccia chiarezza».
«Pur senza addentrarci in discorsi tecnici su cause e responsabilità di questa tragedia – spiega qualcuno -, partecipiamo allo sciopero unitario per ricordare i colleghi macchinisti Mario e Giuseppe Caduti in servizio, ma anche per chiedere l’ulteriore rafforzamento delle misure di sicurezza… perché dell’Alta Velocità e di treni l’Italia ha sempre bisogno»
Non si hanno ancora notizie dei funerali in attesa degli esami disposti dalla Procura. La cerimonia dovrebbe svolgersi a Pioltello, Comune dove Dicuonzo si era trasferito nel 1982, dopo essere entrato nell’organico delle Ferrovie dello Stato. Per quella giornata il sindaco della comunità alle porte di Milano ha già annunciato il lutto cittadino. Anche Capua potrebbe ricordarlo così: in città vive ancora il fratello Mimmo, dipendente comunale al Suap, mentre l’altro fratello maggiore, Maurizio, anche lui ferroviere (come il padre) risiede a Piacenza.