Castel Volturno. È finito agli arresti domiciliari per i reati di corruzione, rivelazione di segreto d’ufficio e abuso d’ufficio, Vincenzo Schiavone, imprenditore titolare di diverse cliniche tra cui il ‘Pineta Grande Hospital’ di Castel Volturno, l’unico presidio sanitario del litorale domizio. Sono stati i carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta a notificare l’ordinanza emessa dal Gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere a Schiavone, accusato anche di aver tentato di avvicinare il magistrato che stava indagando su di lui dopo essere venuto a conoscenza dell’indagine a suo carico; i militari hanno anche eseguito altre misure nei confronti di due indagati, in particolare il divieto di dimora in Campania emesso a carico di Domenico Romano, tecnico della clinica, e una sospensione dall’esercizio dei pubblici uffici, della durata di un anno nei confronti di Giuseppe Schiavone, funzionario della Sovrintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio di Caserta.
L’operazione rappresenta il terzo «passaggio chiave» dell’indagine sui permessi edilizi rilasciati in cambio di favori dal Comune di Castel Volturno; un’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere guidata da Maria Antonietta Troncone, che nel gennaio 2019 aveva portato all’arresto del responsabile dell’Ufficio Tecnico comunale Carmine Noviello e di altri dipendenti dell’ente locale, mentre nel settembre scorso era stato posto sotto sequestro il cantiere di ampliamento della clinica Pineta Grande; per la Procura, già allora erano emerse violazioni alla normativa urbanistica e alle leggi regionali in relazione soprattutto ai posti letto, come la mancanza di ogni verifica di compatibilità con il fabbisogno sanitario regionale e con le esigenze di localizzazione territoriale. Le indagini sono proseguite allargandosi al presunto sistema di connivenze che vedeva Noviello e Schiavone «camminare insieme»; secondo il Gip che ha firmato l’ordinanza di arresto, Schiavone avrebbe creato «una serie di relazioni che gli hanno consentito di accedere ai vari livelli istituzionali per ottenere agevolazioni e per soddisfare i propri interessi imprenditoriali ed è persona capace di assoggettare gli uffici pubblici locali alle proprie esigenze personali».
Ruota tutto intorno a dei box/garage e agli illeciti commessi dalle varie parti per farli rientrare in una sanatoria, pur non avendone le caratteristiche, come locali tecnologici e in modo da farli risultare in seguito come locali di pertinenza della struttura sanitaria per superare in questo modo il problema della volumetria; ma anche false attestazioni per permessi a costruire utili per i lavori di ampliamento. E’ l’ultimo filone di inchiesta che ha portato questa mattina all’esecuzione di misure cautelari nei confronti del patron della clinica Pineta Grande, Vincenzo Schiavone, di Domenico Romano, tecnico di parte della clinica, e di Giuseppe Schiavone, funzionario della Soprintendenza di Caserta.
Nel primo filone, era stato colpito da ordinanza cautelare gia’ Carmine Noviello, responsabile Utc del comune di Castel Volturno. Contestualmente, ci sono altre 39 persone raggiunte da avviso di garanzia. A corredo della misura cautelare, numerose conversazioni captate tra gli indagati. Tra queste anche quelle intercorse tra Schiavone e il presidente dell’Aiop Regionale, Sergio Crispino, per quanto riguarda la problematica dei posti letto delle strutture legate all’ospedale e accorpate, come Villa Ester e Villa Bianca. In particolare, in una conversazione, Schiavone ribadiva di avere al momento l’autorizzazione limitata a soli 242 posti letto e, consapevole – come si legge nell’ordinanza – delle regole violate per ottenere l’ampliamento di Pineta Grande, chiariva a Crispino quali erano le sue paure, ovvero che in occasione di verifica, gli inquirenti, accorgendosi della mancanza dell’atto autorizzativo, gli avrebbero bloccato i lavori.
“E’ palese – scrive il gip – il riferimento alla autorizzazione edilizia ottenuta in modo illegittimo dal comune di Castel Volturno che gli ha consentito di avviare i lavori di ampliamento sebbene mancasse la verifica di compatibilita’ a livello regionale con il fabbisogno sanitario”.