Capua. A 48 ore dall’udienza fiume “Ciccio ‘e Brezza” ha concesso il bis. E’ proseguito infatti questa mattina l’esame del collaboratore di giustizia Francesco Zagaria nell’ambito del processo sulle infiltrazioni del clan dei Casalesi negli appalti e nelle elezioni a Capua.
Proprio la campagna elettorale è stata al centro della lunghissima deposizione dell’ex imprenditore originario di Casapesenna, ma ormai capuano d’adozione. Zagaria ha parlato dei suoi rapporti con Carmine Antropoli, ma anche degli equilibri politici sulle Regionali del 2015, quando nel centrodestra avanzarono le candidature di Marco Ricci e Lucrezia Cicia, compagna di Antropoli ma estranea all’indagine.
Zagaria ha rivelato di essersi incontrato all’epoca sia con Ricci che con Antropoli per poi virare sulla candidatura di una persona vicina al medico di Sant’Angelo in Formis. “Ciccio e’ Brezza” ha rivelato di aver finanziato la campagna elettorale della Cicia, sborsando in totale 50mila euro e occupandosi di manifesti e apertura di comitati in diversi paesi (Capua, Portico, Santa Maria Capua Vetere, Grazzanise, San Prisco…).
«Per le Regionali del 2015 – racconta Zagaria, imprenditore di Casapesenna da anni residente a Capua, che la Dda ritiene colluso con il clan guidato dal boss omonimo Michele Zagaria – ho speso circa 50mila euro per sostenere la candidatura, in quota Forza Italia, di Lucrezia Cicia (non fu eletta, ndr), compagna di Antropoli; diedi in particolare 20mila euro ad Antropoli in due tranche da 10mila, e gliele consegnai al suo studio. Con gli altri 30mila euro aprii vari comitati elettorali della Cicia, tra cui uno a Portico di Caserta, mi occupai dell’affissione di manifesti e organizzai iniziative elettorali. Antropoli mi disse che se avessimo eletto la Cicia in Consiglio Regionale, le cose per me sarebbero andate bene. Ovviamente ero interessato ad avere appalti pubblici con la mia azienda Prisma Costruzioni»
Francesco Zagaria, che ha affermato di essere diventato «l’uomo più potente del clan dopo la cattura del boss Michele Zagaria (7 dicembre 2011, ndr)», e di «comandare a Capua», ha raccontato di essersi impegnato a procacciare voti anche in occasione delle elezioni amministrative di Capua nel 2011 e nel 2016, e di aver avuto come riferimento «per gli appalti pubblici nell’amministrazione capuana» l’ex assessore Guido Taglialatela, anch’egli imputato, cui avrebbe versato varie tangenti; «ho dato a Taglialatela in totale almeno 20mila euro – ha riferito Zagaria – pagandolo con 1500-2000 euro ogni volta che mi faceva avere qualche lavoro pubblico, come l’asfaltatura di alcune strade, o mi faceva sapere che era stato pubblicato qualche bando di gara». Zagaria ha spiegato di aver avuto stretti legami anche con l’altro imputato, l’ex assessore capuano Marco Ricci. Quest’ultimo, ma anche Taglialatela e Antropoli, racconta sempre Zagaria, gli avrebbero anche chiesto di risolvere alcune loro faccende personali. «Ricci mi chiese di intervenire a favore del gestore del bar dell’istituto industriale di Capua, che era stato minacciato da Alessandro Zagaria, imprenditore del clan, per conto di Michele Zagaria. Andai da Alessandro Zagaria, che conosco molto bene, gli parlai del fatto che Ricci mi era molto vicino e le cose si misero a posto».
L’esame di Zagaria, che ha già superato le dieci ore, sarà completato nella prossima udienza, prevista a febbraio. L’ex sindaco Antropoli è accusato dalla Dda di aver stretto un patto con Francesco Zagaria, detto “Ciccio ‘e Brezza”, dal nome della frazione di Capua dove risiede, considerato referente del boss omonimo Michele Zagaria. Un patto che avrebbe condizionato le elezioni comunali di Capua del 2016, cui Antropoli non si candidò perché era stato sindaco per due consiliature dal 2006 al 2016, facendo però candidare un proprio fedelissimo, che poi perse. Secondo i carabinieri ci sarebbe stato più di un incontro, sempre prima delle elezioni comunali del 2016, tra Antropoli e i due affiliati, in cui si parlava di politica. A processo ci sono anche gli ex assessori Marco Ricci e Guido Taglialatela.