Pezzotto, altra mazzata: in migliaia restano al buio. Finanza in azione

Caserta. La tregua è durata davvero poco. Dopo la maxi retata di autunno, il pezzotto stava ormai tornando agli antichi fasti. Nell’ultimo weekend, però, su molti schermi campani e non solo è tornato il buio. Merito di un’operazione delle fiamme gialle partita poco prima dalla Capitale.

 

Il tribunale di Roma ha disposto l’oscuramento di 15 siti web che diffondevano illegalmente e a pagamento le partite della serie A e di altri eventi sportivi ad un numero indeterminato di utenti. L’inchiesta del Nucleo speciale beni e servizi della Guardia di Finanza, coordinata dalla procura, ha preso spunto da una denuncia presentata proprio dalla Lega di serie A.

 

Secondo quanto hanno ricostruito i finanzieri , chi gestiva i siti utilizzava la cosiddetta ‘Iptv’ (Internet protocol Television) attraverso la quale venivano acquisiti e ricodificati i palinsesti televisivi delle maggiori piattaforme a pagamento e successivamente distribuiti sulla rete sotto forma di un flusso di dati ricevibile dagli utenti che avevano sottoscritto un abbonamento illecito. Le indagini, ancora in corso, puntano all’individuazione di chi gestiva l’organizzazione, comporta da decine di ‘reseller’ ma anche delle centinaia di clienti che guardavano illegalmente le partite.

La mente a Caserta, la centrale a Napoli

La sede centrale del pezzotto campano era a pochissimi metri dagli uffici della Procura: si trovava al Centro Direzione, Isola G1, proprio nel complesso che ospita anche la cittadella giudiziaria partenopea. E’ ciò che emerse dall’operazione che lo scorso settembre portò alla chiusura di migliaia di account. Un ufficio riconducibile secondo la Procura a un uomo dell’Alto Casertano.

L’operazione determinò la chiusura di circa 200 server in Germania, Francia e Olanda. In Italia la piattaforma era utilizzata da almeno 5 milioni di utenti che per soli 12 euro al mese potevano godere sport e fiction su Sky, Mediaset, Dazn, Netflix, Infinity e tutte le principali pay tv italiane ed estere. Quasi una ventina i campani coinvolti nel business.

 

Cosa si rischia

Rischiano la reclusione da sei mesi a 3 anni e la multa fino a 25.822 euro i fruitori della piattaforma Xtream Codes, al centro dell’operazione internazionale contro la diffusione pirata di piattaforme televisive a pagamento. Oltre 700.000 gli utenti online oscurati al momento del sequestro, 5 milioni di utenti solo in Italia, per un giro d’affari stimato in circa 60 milioni di euro annui. La piattaforma Xtream Codes è stata ideata da 2 cittadini greci.

 

Secondo quanto accertato nelle indagini dello scorso autunno i membri dell’organizzazione predisponevano e gestivano all’estero spazi informatici attraverso i quali ritrasmettevano i segnali su larga scala, anche in Italia. Una fitta rete commerciale, diffusa su tutto il territorio nazionale e con basi prevalentemente in Lombardia, Veneto, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia riceveva il segnale grazie a questa tecnologia acquisendo illegalmente interi pacchetti di contenuti per la successiva rivendita al cliente finale a un prezzo di 12 euro circa, consentendo di vedere tutti i principali palinsesti Tv con un unico abbonamento. Venticinque furono  i responsabili individuati e uno di loro era del Casertano. Proprio in Terra di Lavoro è stata infatti scoperta una delle centrali di diffusione del segnale che, alla modica somma di 12 euro mensile, permetteva di vedere tutti i canali possibili, da Sky a Netflix fino ai pay per view.

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