Marcianise/Marigliano. Passerà a casa con la sua famiglia gli ultimi giorni dell’anno più nero della sua vita. Angelo Egisto, giovane imprenditore di Marigliano, ma conosciuto a Marcianise come patron di Lea è infatti da qualche ora fuori dal carcere.
Il giudice Sergio Enea ha accolto l’istanza presentata dagli avvocati Angelo Raucci e Rosario Avenia e sostituito la misura del carcere con quella degli arresti domiciliari. In attesa della conclusione delle indagini e dell’eventuale processo il 33enne Egisto tornerà a casa per trascorrere il Capodanno con i suoi familiari, seppur dovendo rispettare il regime degli arresti casalinghi.
Egisto venne arrestato a settembre dalla Guardia di Finanza di Marcianise con l’accusa di aver gestito illegalmente l’impianto Lea di Marcianise, stoccando rifiuti non trattati di diverse tipologie, mescolate tra loro, in quantità decisamente superiori a quelle autorizzate, provocando così numerose perdite di percolato. Inoltre gli stessi sono indagati per inquinamento ambientale per aver sotterrato al di sotto della piazzola di stoccaggio, diverse tonnellate di rifiuti, fino a una profondità di circa 6 metri dal suolo.
In precedenza, nel mese di ottobre 2018, la stessa Compagnia di Marcianise aveva eseguito il sequestro preventivo dell’intero impianto, poi oggetto di un vasto incendio doloso, che ha provocato la combustione di parte dei rifiuti stoccati e il rilascio di sostanze pericolose nell’atmosfera. La prolungata permanenza dei rifiuti umidi all’interno dell’impianto, ben oltre le 48 ore previste dalla legge, aveva comportato la formazione di sversamenti di percolato tali da compromettere sottosuolo e falda acquifera.
Pochi giorni dopo il sequestro l’impianto aveva inoltre subito un incendio di notevoli dimensioni che aveva portato alla combustione di grandi quantità di rifiuti oltre che all’immissione nell’atmosfera di sostanze estremamente nocive, quali biossido di zoto e acido cloridrico, presenti con concentrazioni notevolmente più elevate rispetto ai livelli di allarme. Dalle successive indagini condotte dalle fiamme gialle emerse che una parte dei rifiuti destinati al sito di Marcianise sarebbero stati dirottati in un’area di fronte al carcere di Santa Maria Capua Vetere, territorio di San Tammaro.
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