Torturato per foto su Instagram, i Cantile si difendono: “Noi vittime di cyberbullismo”

San Cipriano d’Aversa/Casapesenna. Ricorreranno al Riesame per provare a uscire dal carcere i fratelli Cantile, finiti in manette due giorni fa per rapina, sequestro di persona e lesioni personali nei confronti di Mario Conte, il 31enne di Casapesenna, torturato per una foto su Instagram.

Ieri mattina i fratelli Ernesto, Giuseppe e Costantino Cantile sono comparsi davanti al gip del tribunale di Napoli Nord Giovanniello e hanno risposto alle accuse mosse dalla Procura. Hanno respinto la tesi del sequestro di persona, mentre sulle lesioni soltanto Costantino ha ammesso di aver malmenato Conte, mentre gli altre due fratelli si sono dichiarati innocenti.

I tre, rappresentati dagli avvocati Zuccaro e Diana, hanno inoltre spiegato di essere stati vittime di cyberbullismo con prese in giro e insulti sui social. I legali dei Cantile presenteranno ricorso al Rieame per chiedere la revoca della misura cautelare del carcere.

I tre, subito dopo il fatto, furono denunciati dal 31enne; le indagini sono state condotte dai carabinieri di Casal di Principe, che hanno trovato i riscontri alle accuse. La vicenda parti’ il 5 giugno scorso, una settimana prima dell’aggressione, quando il 31enne contattò l’amico d’infanzia per segnalargli che su un falso profilo instagram vi erano alcune sue foto taroccate che lo ritraevano con una parrucca in testa.

“Non sono io ovviamente a gestire il profilo” puntualizzò il 31enne, ma l’amico non gli dette credito, anzi iniziò a pensare che fosse proprio il 31enne ad avere aperto il falso profilo e a prendersi gioco di lui. “Sono iniziate le minacce – raccontò la vittima ai carabinieri – fin quando uno dei fratelli del mio amico mi ha contattato per chiedermi di prendere un caffe’: ho acconsentito e cosi’ la sera del 12 giugno l’ho incontrato, siamo saliti in macchina sua e insieme siamo andati in una pasticceria di San Marcellino, che era pero’ chiusa; ad aspettarmi vi erano il mio amico e un terzo fratello, che sono saliti in auto”. L’incubo da “Arancia Meccanica” del 31enne sarebbe iniziato qui; i fratelli – e’ emerso – lo colpirono ripetutamente con schiaffi e pugni, gli puntarono contro una pistola a tamburo, colpendolo anche alla tempia; lo legarono quindi al sedile dell’auto, per poi condurlo in una zona isolata di campagna a Villa Literno dove lo legarono ad un albero proseguendo col pestaggio.

 

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