Caserta. Pusher che tra una dose e l’altra si spendono pure i soldi del reddito. Contrabbandieri di sigarette che girano con la card gialla in tasca. Parenti di ras della camorra che prendono il sussidio. La magistratura ha deciso di dare un taglio a questo fenomeno emerso in maniera allarmante in Campania nelle ultime settimane imponendo un giro di vite per i beneficiari del reddito di cittadinanza, la misura simbolo del primo governo Conte.
Da diverse Procure è già partito l’input alla Guardia di Finanza per spulciare i profili più a rischio e bloccare eventualmente i pagamenti. Ma non solo. Si lavorerà alacremente anche negli uffici giudiziari per verificare se tra chi riceve reddito ci sono disoccupati con pendenze giudiziarie, supportando così l’Inps in un lavoro imponente. In caso di condanna in via definitiva, infatti, per determinati reati, l’Inps deve disporre la a revoca del beneficio con efficacia retroattiva e la restituzione di quanto indebitamente percepito.
I numeri dicono molto: 600mila sono i profili finiti nel mirino e 7mila quelli già bloccati, ma altri che godono del sussidio rischiano di vederselo sfilare dalla tasca. Un numero che comprenderebbe anche i responsabili dell’omessa comunicazione delle variazioni di reddito o patrimonio e ovviamente chi lavora in nero. Le verifiche si stanno concentrando anche in provincia di Caserta: in alcune realtà addirittura una famiglia su cinque vive grazie al reddito, con punte da record nell’agro aversano, in particolare a Orta di Atella e Casal di Principe.