Vigilanza privata alle bufale, così Ciccio o Pecuraro voleva rifarsi degli anni di cella. “E carcerat se moron e famm”

San Cipriano d’Aversa/Cancello Arnone/Casal di Principe. Hanno chiesto 4000 euro di tangente ad un imprenditore bufalino di Cancello ed Arnone  come arretrati per gli anni in cui non erano passati. Tre estorsori “piuttosto attempati” del clan dei Casalesi sono finiti per questo in carcere su ordine del Gip del tribunale di Napoli nell’ambito di un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia partenopea, realizzata dai carabinieri della Compagnia di Casal di Principe, agli ordini del capitano Luca Gino Iannotti.

Nessuna “giovane leva” del clan tra i tre indagati, che rispondono di tentata estorsione in concorso aggravata dal metodo mafioso; compaiono invece il pregiudicato 60enne Francesco Martino, originario di Villa Literno, residente a San Cipriano e storico esponente del clan gia’ due volte condannato con sentenze irrevocabili per reati di camorra, il 49enne Pasquale Verrone, noto alle forze dell’ordine, e un incensurato di 53 anni.

Secondo quanto accertato dai carabinieri attraverso le intercettazioni telefoniche e il pedinamento degli indagati, Martino e i complici si sarebbero presentati piu’ volte presso l’allevamento di bufale e la casa della vittima, minacciando di dar fuoco al capannone di fieno, se non avessero ricevuto 4000 euro per il servizio di “guardiania” da loro imposto; un servizio fittizio ovviamente, perche’ il pizzo serviva a recuperare le somme arretrate, dal momento che Martino era stato in carcere negli ultimi anni e non aveva potuto taglieggiare l’imprenditore. Questi pero’ non si e’ fatto intimidire collaborando alle indagini e permettendo agli inquirenti di incastrare i tre.

Il profilo del ras

Non è la prima volta che il nome di Francesco Martino salta fuori in un’inchiesta sulla vigilanza privata alle aziende sotto l’egida del clan. E’ considerato vicino al clan di Michele Zagaria, che peraltro venne arrestato pochi giorni prima di lui nel dicembre 2011.

Da sempre l’area di suo interesse è stata quella di Cancello Arnone con le sue tante aziende agricole. All’epoca emerse che Martino aveva chiesto una somma di 250 euro ad ogni azienda. Secondo le indagini in quella circostanza Martino si sarebbe rivolto ad uno degli imprenditori perchè i carcerati erano senza soldi: “Se moron e famm”

 

 

 

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