Maddaloni. A venti giorni dal primo verdetto arriva una schiarita per la chef Emilia D’Albenzio. Il gip Comella ha accolto l’istanza presentata dal legale Valerio Stravino e disposto la scarcerazione per la moglie dell’ex brigadiere Lazzaro Cioffi sostituendo la misura del carcere con quella meno afflittiva degli arresti domiciliari.
La D’Albenzio torna quindi alla prima misura emessa dal gip all’epoca del blitz ma poi era stata spedita in cella per alcune violazioni. Il tribunale evidenziò infatti che la D’Albenzio aveva violato quasi quotidianamente il divieto imposto dall’autorità di comunicare con persone estranee ai familiari conviventi.
Il 20 aprile 2018, ad esempio, poche ore dopo il blitz che spalancò le porte del carcere al marito Lazzaro Cioffi, la donna contattò un militare in servizio presso la stazione dei carabinieri di Castello di Cisterna, dove lavorava ha lavorato per il 27 anni il coniuge. Il carabiniere che le ricordò che ciò che sta facendo era vietato e la comunicazione si interruppe.
La donna, secondo l’accusa, aveva proseguito però a violare e prescrizioni contattando non solo i parenti ma anche un ex collega del marito e la badante del padre pure per discutere della strategia difensiva e dei colloqui tra figli e coniuge detenuto. Stando alle indagini, inoltre, la D’Albenzio riceveva amici e parenti anche a pranzo e cena, incurante del divieto impostole. In una circostanza suggerì alla figlia di recarsi nell’ufficio del padre per prendere gli effetti personali ma anche appunti o per discutere con l’ex collega del marito delle strategie difensive e dei suggerimenti da far giungere al marito.
Venti giorni fa poi il primo verdetto con la condanna a 6 anni di reclusione per intestazione fittizia di beni e riciclaggio in favore del clan Ciccarelli di Caivano, al quale faceva riferimento Pasquale Fucito detto “Shrek”, il ras dello spaccio che aveva a libro paga – secondo la Dda – anche il marito Lazzaro Cioffi per il quale il processo di primo grado è ancora in corso.