Sostanza cancerogena a 5 metri dal suolo: “E’ pericolosa per l’uomo”. Test choc dell’inchiesta Lea: turni anche di notte

Marcianise. Quei miasmi che arrivavano fino al centro urbano di Marcianise appaiono ora come uno degli aspetti meno preoccupanti di una vicenda che, giorno dopo giorno, diventa sempre più torbida. L’ultimo termine legato all’inchiesta Lea che fa tremare coloro che risiedono nei dintorni di Marcianise: antimonio. E’ un semimetallo che viene utilizzato per produrre vernici o smalti, ma anche oggetti di ceramica e gomma.

Ne è stata trovata una quantità preoccupante nel sottosuolo dai rilievi portati a termine nell’ambito dell’inchiesta Lea che ieri ha segnato un’altra giornata decisiva. Dai carotaggi effettuati da un consulente tecnico nominato dalla Procura diretta da Maria Antonietta Troncone, è emersa la presenza nel sottosuolo della Lea, fino a cinque metri di profondità, di scarti derivanti da costruzioni e demolizioni e di rifiuti urbani non differenziati, che hanno prodotto il versamento di percolato, nonchè la concentrazione nel terreno, in livelli di pericolo per l’uomo, di un elemento chimico cancerogeno come l’antimonio.

Ieri mattina le fiamme gialle di Marcianise hanno eseguito una nuova misura restrittiva a carico di Pasquale Marchese, 52enne di Caserta e già dipendente dell’azienda di stoccaggio e recupero rifiuti, indagato in concorso per il reato di inquinamento ambientale, con riferimento agli interramenti illeciti di rifiuti effettuati presso il piazzale dell’impianto di stoccaggio della società. Le scorse settimane erano stati arrestati per gli stessi reati l’amministratore di fatto della Lea, Angelo Egisto e l’autotrasportatore complice Violante Marasco della Lea.

Nel corso delle indagini i finanzieri della Compagnia di Marcianise hanno accertato che Egisto, Marasco e Marchese avrebbero lavorato di notte, da soli, senza altri dipendenti e con i cancelli rigorosamente chiusi; peraltro, proprio nei giorni in cui sarebbero andati avanti i lavori, le telecamere interne del sito, hanno scoperto i finanzieri, non erano funzionanti.

I ruoli

Marchese, ex dipendente Lea, con mansioni di operatore di macchine da movimento terra, è accusato dalla Procura di aver materialmente eseguito i lavori di rifacimento della pavimentazione dell’impianto di recupero rifiuti gestito dalla Lea, durante i quali avrebbe sotterrato su indicazione di Egisto materiale di varia tipologia e pericolosità. Le indagini hanno permesso di accertare che Marchese, anche di notte, approfittava dell’assenza degli altri dipendenti e della chiusura dei cancelli per interrare i rifiuti in una buca di oltre 5 metri di profondità scavata nel piazzale antistante il capannone dell’azienda.

Per gli inquirenti Egisto avrebbe deciso di interrare i rifiuti proprio perchè ne aveva accumulato in azienda una quantità eccessiva rispetto a quella autorizzata, e non voleva sopportare gli alti costi di smaltimento; un’altra parte di rifiuti, è emerso, è stata poi smaltita illecitamente nell’impianto di compostaggio abbandonato di Santa Maria Capua Vetere, impianto inserito nel piano regionale, posto sotto sequestro il 30 settembre scorso

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