Caserta. Abusava delle allieve minorenni che frequentavano il suo centro ippico, credendo di poterla fare franca vista la ritrosia delle vittime a denunciare le molestie. E’ cosi’ che per anni il titolare di un maneggio del Casertano – finito agli arresti domiciliari su ordine del gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere – avrebbe compiuto, senza essere scoperto, abusi su almeno sette sue allieve adolescenti, di eta’ compresa tra i 6 e i 14 anni.
L’imprenditore, che e’ anche istruttore di equitazione, e’ stato arrestato dalla Polizia di Stato nell’ambito dell’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, che ha contestato il reato di violenza sessuale pluriaggravata e continuata. Ad alzare il velo su una situazione che nessuno poteva immaginare, sia tra i genitori delle bimbe che tra gli altri dipendenti del maneggio, e’ stata una delle piccole vittime, di 14 anni, che qualche mese fa ha contattato il “Telefono azzurro” invocando aiuto, e raccontando degli abusi e delle molestie subite da quando frequentava il maneggio. Le indagini sono state delegate dalla Procura, in particolare dai pubblici ministeri del pool “fasce deboli”, alla Squadra Mobile di Caserta guidata da Davide Corazzini, che ha scoperto che anche altre sei ragazze sarebbero rimaste vittime, nel tempo, delle molestie del loro istruttore. Gli inquirenti hanno convocato le vittime, che hanno confermato con dovizia particolare gli abusi subiti; sotto choc le minori, molto arrabbiati i genitori, che credevano di aver affidato le proprie figlie ad una persone seria e competente.
Nessun altro addetto della struttura e’ risultato complice o quanto meno acquiescente con l’istruttore, anche perche’ le condotte incriminate sarebbero avvenute nei momenti in cui l’uomo si isolava con le varie ragazzine, per esempio quando andava a dar da mangiare ai cavalli. In un caso, e’ emerso, l’istruttore avrebbe bloccato le braccia di una delle sue allieve, strofinandosi contro di lei, per poi dirle, con parole intrise di minaccia e senso di impunita’: “non ti permettere di parlare, tanto nessuno ti credera’”. Alla fine pero’ una delle giovanissime vittime ha parlato facendolo arrestare