Omicidio Piscitelli, in aula: “In auto quella sera al volante non c’era il sindaco”

Cervino. Dopo la calendarizzazione estiva stamani alla Corte d’Assise di Appello di Napoli è entrato nel vivo il processo sull’omicidio del sindaco di Cervino Giovanni Piscitelli, avvenuto in località Lebbrosi (Bn) il 28 febbraio 2008.

In aula era presente anche Pietro Esposito Acanfora, ingegnere 46enne, unico imputato.

Il giudice ha ascoltato 4 testimoni: i due figli della vittima, Alfonso e Giuseppina, il nipote Raffaele Piscitelli, uno degli ultimi a vederlo in vita e Giuseppe Cortese, l’operatore ecologico che vide partire l’auto dal vialetto adiacente la sala consiliare in quella sera maledetta.

Giuseppe Cortese ha confermato le precedenti dichiarazioni asserendo che alla guida della macchina letteralmente schizzata via da quel posto non poteva esserci il sindaco in quanto a guidare c’era una persona di grossa stazza, mentre Piscitelli era di corporatura esile.

Giuseppina è stata escussa sulla società e sugli interessi che avevano assieme l’imputato e la vittima, c’era anche un progetto di distributore di benzina in via Cervino, località Messercola.

Alfonso Piscitelli è stato sentito sui rapporti freddi che avevano i due negli ultimi tempi, spesso il padre comandava il figlio vigile di andare a fare dei sopralluoghi su alcuni cantieri ascrivibili all’imputato.

Raffaele Piscitelli è stato sentito sull’episodio dell’incontro in luogo periferico che ebbe con Acanfora alcuni mesi dopo l’omicidio durante il quale l’ingegnere gli chiese di staccare il telefono (pure la batteria del dispositivo) e soprattutto chiese spiegazioni sugli orari della sua presenza in Municipio il 28 febbraio 2008.

Il nipote ha anche chiarito la discordanza di quegli orari.

La Corte ha aggiornato a sette giorni la prossima udienza.

Acanfora è difeso dagli avvocati Trombetti e De Stavola, in aula anche gli avvocati della parte civile Raffaele Carfora, Renato Jappelli, per il Comune Giovanni De Lucia.

SEGUE AGG.

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