Marcianise. La mossa che potrebbe sparigliare il campo era già pronta. Un atto durissimo nella forma ma ancora più nella sostanza. Già nella giornata di oggi potrebbe essere presentata, o almeno potrebbe arrivare il via libera, per la mozione di sfiducia nei confronti del sindaco Antonello Velardi. Si tratterebbe di un punto di non ritorno e di una novità assoluta almeno nella storia recente della città.
La riunione fiume di lunedì notte con i consiglieri non ha prodotto risultati con la questione dell’azzeramento dell’esecutivo ormai al centro del dibattito da due mesi, ma il sindaco aveva comunque espresso la volontà di incontrare separatamente i diversi gruppi di maggioranza. Le consultazioni, non al Colle ma in Comune, dovrebbero cominciare proprio questo pomeriggio, anche se già ieri i cinque dissidenti, firmatari del famoso documento del 6 settembre, avevano fatto filtrare la volontà di non presentarsi.
L’annunciata uscita dalla maggioranza col “non abbiamo più vincoli” di Luciano Buonanno, Telia Frattolillo, Gennaro Laurenza, Tommaso Acconcia e Vincenzo Galantuomo non ha prodotto quanto qualcuno si attendeva. Velardi non è apparso nemmeno lunedì sera dell’idea di modificare la giunta che lui ritiene funzionale al governo della città. Piuttosto che cambiare gli assessori, lo scenario ipotizzabile era addirittura quello delle dimissioni del sindaco che in ogni garantiscono, come già accaduto altre volte, almeno due settimane per prendere tempo.
Forse proprio temendo questo i dissidenti vogliono giocare d’anticipo, forti anche di una sintonia con Filippo Fecondo che ha appena annunciato l’adesione a Italia Viva di Renzi, e che potrebbe giocare una partita doppia. La strategia al momento non prevede dimissioni di massa dal notaio, ma la crisi sta per essere portata in aula in modo fragoroso.
La mozione di sfiducia, già preparata, è un atto di accusa a Velardi ancora più duro di quello protocollato 20 giorni fa anche per la ricaduta politica che potrebbe avere. Il sindaco può decadere in caso di approvazione a maggioranza assoluta, ma la mozione deve essere sottoscritta da almeno due quinti dei consiglieri comunali. Un gesto clamoroso che in queste ore sembra prendere sempre più forma.